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Cosa è successo, in questi anni di crisi, ai quadri, ai professionisti e alle alte professionalità? Considerando i 28 paesi attualmente membri dell’Unione Europea, tra il 2007 e il 2013 il numero di professional&manager dipendenti è aumentato di circa 4,5milioni (+10%). Un dato in netta controtendenza rispetto al saldo complessivo dell’occupazione nello stesso periodo, che ha visto la perdita di circa 4milioni di posti di lavoro. Anche il dato dei self-employed è coerente con quello dei dipendenti: nel 2013 il loro numero, in Europa, ha superato i 13milioni, facendo segnare un +5% dall’inizio della crisi. Numeri sui quali però Paolo Terranova, presidente di Agenquadri, associazione sindacale autonoma affiliata alla Cgil, invita alla massima cautela. Nella sua relazione al congresso, apertosi martedì 10 febbraio, a Bologna, Terranova ha infatti sottolineato che questo quadro non rappresenta in realtà una condizione comune a tutti i paesi.
“È sufficiente guardare i dati dei sei paesi più grandi, che rappresentano da soli il 70% del mercato del lavoro dell’Unione – afferma il presidente di Agenquadri - Mentre in Gran Bretagna, Polonia, Germania e Francia il numero di professionals&managers è cresciuto più della media, in Spagna e in Italia il loro numero è sensibilmente diminuito. E questo vale sia per i dipendenti che per i lavoratori autonomi. Questi due paesi seguono un’altra strada: riducono i costi, abbassano il livello di professionalità e competenza. Inoltre, ciò produce un effetto regressivo sul processo di convergenza”.
L’Italia è poi in assoluto – aggiunge Terranova - il Paese d’Europa che perde il maggior numero di professionals&managers: 220mila posti di lavoro persi, tra il 2007 e il 2013. Ma ci distinguiamo come Paese anche per altri due dati: il basso tasso di qualificazione degli addetti (P&M/totale) e la classe manageriale tra le più anziane di Europa. “Senza investimenti sull’innovazione, senza una maggiore qualificazione del lavoro, senza il turn over generazionale per tutti i livelli manageriali, non si esce dalla crisi – insiste il presidente di Agenquadri - E l’alternativa è, purtroppo, un lungo processo di impoverimento”.
Per Terranova è evidente che le risposte, date a tutto questo dai governi italiani che si sono susseguiti in questi anni, sono “insufficienti e inadeguate”. “Gli ultimi provvedimenti in ordine di tempo – afferma - il jobs act e la legge di stabilità, non fanno altro che continuare a scaricare su lavoratori dipendenti e partite iva i costi della crisi, operando una redistribuzione inversa sia sul piano economico sia su quello dei diritti”.
“Abbiamo, davvero, bisogno di cambiare verso”, continua il presidente Agenquadri. E per farlo “l’innovazione dello Statuto dei Lavoratori, non la sua cancellazione, è la strada per riunificare il lavoro, superando la precarietà e la frammentazione”.