Producono l’11,5% del Pil italiano ma sono per lo più lavoratori scarsamente tutelati e con pochi diritti. È il mondo del lavoro professionale, quell’esercito fatto di professionisti iscritti a Ordini e Collegi, soprattutto lavoratori subordinati, e di professionisti non regolamentati, anche qui, per la gran parte, con lavoro subordinato. Nei confronti di questo mondo la Consulta del lavoro professionale della Cgil, nata come “scelta di innovazione politica, culturale e contrattuale per allargare l’orizzonte dell’azione sindacale anche a quel mondo delle professioni un tempo ritenuto lontano”, promuove oggi un’iniziativa per rilanciare il ruolo della contrattazione in questo segmento del mondo del lavoro e allargare diritti e tutele nei confronti di coloro che ne sono esclusi.
Il perimetro di riferimento riguarda le professioni regolamentate e non. Nel primo caso, secondo dati Censis, gli iscritti ad Ordini e Collegi in Italia nel 2009 sono stati 2.006.015. Divisi in 24 Ordini e Collegi, per oltre il 70% del totale son lavoratori subordinati. Presso gli studi professionali lavorano oltre un milione di dipendenti con una media d’età sui 40 anni e per l’80% donne. Inoltre, sempre presso gli studi, prestano la loro attività oltre 300mila praticanti e almeno 3/400 mila persone con partite iva individuale e Contratti a Progetto. Per quanto riguarda le professioni non regolamentate, il Censis stima questi professionisti attorno ai 3 milioni. Un numero molto consistente di professionisti non regolamentati svolge il proprio lavoro come lavoratore dipendente: il 65,40% esclusivamente come lavoratore dipendente e il 18,2% come dipendete ma anche collaboratore di altre società o enti. Il reddito medio netto mensile dei professionisti non regolamentati è di 1200 €. Numeri di un mondo il cui fatturato complessivo è stimato in un 11,50% del Pil.
Nei confronti di questa fetta del mondo del lavoro la Cgil oggi rilancia il ruolo della contrattazione. Per quanto riguarda i professionisti che operano come lavoratori subordinati, la Cgil propone: “Prevedere nei contratti nazionali una parte specifica che regoli il lavoro professionale, rivedendo e aggiornando periodicamente le declaratorie e i profili professionali, definendo la tutela delle professionalità e i compensi, le forme di certificazione o riconoscimento delle competenze professionali conseguite sul lavoro, le forme dell’aggiornamento professionale e il suo aggancio ai percorsi di carriera; il ruolo della bilateralità e della previdenza complementare per tutte le forme di lavoro presenti nell’organizzazione di un impresa; come dare dignità formale e giuridica ai sistemi di filiera e di rete andando ad accendere un rapporto costante e diretto tra il sindacato ed il sistema delle imprese che utilizza quelle competenze professionali; l’estensione effettiva e sistematica dei sistemi di prevenzione e sicurezza sul lavoro a tutte le modalità di lavoro”.
Secondo la Cgil, inoltre, si fa sempre più consistente nel mercato del lavoro anche un nucleo di professionisti non subordinati che operano sia in ambito ‘ordinistico’ sia fuori dagli ordini e che per il sindacato “hanno bisogno di nuove protezioni sociali, per le particolari condizioni di chiusura del mercato o per le regole imposte da committenti prevalenti o perché sono in regime di monocommittenza”. Non sono lavoratori parasubordinati o precari in senso stretto perché operano realmente come professionisti e in autonomia professionale utilizzando, come forma giuridica, la partita iva individuale, oppure lavorano come praticanti, con borse di studio ripetute, con la cessione di diritti d’autore, con associazione in partecipazione, ecc, “ma hanno bisogno di protezioni sociali e lavoristiche specifiche a partire dall’equità dei compensi alle tutele sociali universali (malattia, maternità, ferie, infortuni, previdenza, indennità di disoccupazione)”. Per la Cgil l’emergenza dettata dall’attuale crisi economica impone anche una riflessione su forme straordinarie di sostegno al reddito per i circa 300 mila professionisti, in gran parte giovani, che hanno perso anche parzialmente il lavoro e sono privi di qualsiasi protezione sociale.
Professionisti: Cgil, rilanciare contrattazione
16 novembre 2010 • 00:00