Tale procedura, consueta e prevista dalle regole dell'iter contrattuale, è ritenuta dalla Filcem, un passaggio importante ed irrinunciabile, in quanto in linea con l'idea di democrazia sindacale dell'organizzazione.

Il momento è sicuramente delicato, in considerazione del fatto che sul tema del rinnovo contrattuale e delle regole dello stesso, nei mesi scorsi abbiamo registrato una divergenza di opinioni con le altre Organizzazioni Sindacali, divergenza consolidatesi con la sigla dell’accordo del 22 Gennaio 2009 tra Confindustria, Cisl e Uil. Su tale accordo, tanto è stato detto, ed è bene ricordare che i lavoratori, sono stati chiamati dalla CGIL ad esprimersi sui contenuti dello stesso con un referendum che ha registrato una partecipazione importante e un sostegno alla linea intransigente della CGIL stessa da parte dei lavoratori. Uno per tutti, voglio richiamare la vostra attenzione sul punto cruciale, sul metodo di calcolo con cui s’intende rinnovare la parte economica del contratto in scadenza. Nella piattaforma preparata ad Ottobre 2008 unitariamente da CGIL, CISL e UIL si riteneva opportuno abbandonare il vecchio sistema di calcolo proprio dell’accordo del Luglio 93, quello cioè che utilizzava come indice di riferimento il tasso d’inflazione dichiarato dal Governo, in quanto tale indice si è storicamente dimostrato lontano dalla realtà e dall’inflazione realmente percepita. In sostituzione, si pensava di proporre un indice dei consumi europeo, corretto ad esempio con il peso dei mutui, che nella scorsa stagione tanta influenza ha avuto nelle tasche dei lavoratori. Nell’accordo siglato da CISL e UIL, invece, accettando pari pari l’idea di CONFINDUSTRIA, si introduce si, un indice dei consumi europeo, l’IPCA, depurato però dall’inflazione provocata dai beni energetici importati, insomma di correzione si parla, ma di correzione a diminuire e non ad aumentare come immaginato nella proposta unitaria. Non voglio dilungarmi sulle ovvie considerazioni che tale scelta stimola, ma voglio soltanto far riflettere su quali conseguenze tale meccanismo porta in fase di rivendicazione economica, al rinnovo che ci apprestiamo ad affrontare.

Tutto quanto sopra esposto, ha inevitabilmente creato i presupposti affinché, per la prima volta si arrivi alla preparazione e presentazione di tre piattaforme rivendicative separate, una per ogni Organizzazione Sindacale. La piattaforma che la Filcem sta illustrando ai propri iscritti, sottoponendola al voto ed agli eventuali emendamenti degli stessi, differisce quindi dalle piattaforme di Femca e Uilcem, per vari aspetti ma soprattutto per il metodo di calcolo utilizzato per la rivendicazione economica. Le rivendicazioni, comunque, è bene ricordare non sono esclusivamente di tipo economico, in quanto dicembre 2009, è anche la data di scadenza della parte normativa del contratto. Ed è appunto di tale parte che vi voglio parlare, approfittando del nuovo sito della Filcem Siracusa, per informare coloro i quali per vari motivi non hanno avuto la possibilità di partecipare alle assemblee in corso. Primo punto importante della piattaforma, è la richiesta di consolidamento del mercato del lavoro. Non si capisce, infatti, perché in un settore sostanzialmente sano come il nostro, si debba far ricorso a tipologie di contratti a tempo determinato, che creano precariato. Chiediamo quindi che tutti i contratti a tempo determinato siano trasformati a tempo indeterminato. Altro aspetto importante del nostro settore, è la ormai consolidata sinergia tra i vari settori della produzione di energia, della raffinazione e della produzione e distribuzione del gas. Sinergie che fanno pensare sia ormai tempo di gettare le basi per un contratto unico dell’energia, che abbia dentro quindi, i lavoratori della raffinazione, del settore elettrico e del gas-acqua.

Tema importantissimo e ormai urgente, toccato nell’ipotesi di rinnovo, il tema degli appalti. Troppo spesso, registriamo una terziarizzazione di attività da parte delle grandi aziende. Tale terziarizzazione, però, non può continuare in modo sconsiderato e incontrollato. Chiediamo quindi degli accordi in cui si dichiarino quali attività sono proprie delle maestranze impiegate nelle grandi aziende, e quali invece è possibile terziarizzare. Nel fare ciò, però, si deve necessariamente richiamare l’azienda appaltante, a non seguire l’unica logica del “massimo ribasso”, ma ci si deve accertare invece che le imprese appaltatrici, siano rispettose delle leggi, dei contratti di lavoro e delle regole e leggi sulla sicurezza e la salute dei lavoratori.

Non può, mancare un richiamo ad un maggior coinvolgimento delle RSU e delle RLSA, su problematiche industriali, relative alla sicurezza, al rispetto dell’orario di lavoro, della gestione delle mense….insomma a tutti quelle problematiche che riguardano da vicino i lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro.

Per quanto riguarda il sistema classificatorio, riteniamo che esso sia ancora sostenibile e soddisfacente per le crescite professionali dei lavoratori, ma chiediamo che esso non sia, come oggi, uno strumento che ha come arbitro unico, l’azienda. Pensiamo invece, ad un maggior coinvolgimento da parte dei rappresentanti dei lavoratori, sia sui programmi di crescita, sia sui criteri di valutazione applicati, e che tutto ciò avvenga in via preventiva e non a consuntivo come invece siamo costretti a registrare oggi.

Per il welfare contrattuale, la nostra richiesta verte ad un aumento del contributo aziendale per i lavoratori iscritti al Fondenergia ed al Fasie. Riteniamo, infatti, entrambi gli strumenti validi e perseguibili, ma con oneri a carico dei lavoratori ancora alti, specie nel caso del Fasie.

Per quanto riguarda la parte economica, la richiesta della Filcem è pari a € 200, da applicare alla categoria 4 CREA 3.

Detto ciò, non mi resta che auspicare che consumati questi passaggi preliminari separati, si torni al tavolo con le controparti in modo unitario, ricercando un percorso che coinvolga le tre organizzazioni rappresentanti dei lavoratori di Filcem, Femca e Uilcem.