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È dal 1890 che in tutto il mondo la festa dei lavoratori viene celebrata il primo giorno di maggio. L’ironia della storia vuole però che l’unica eccezione si faccia proprio dove la ricorrenza è nata, negli Stati uniti. In sostituzione gli americani hanno istituito il labor day, una sorta di festa generale del lavoro, che si tiene il primo lunedì di settembre, con tanto di gite, raduni e manifestazioni. Ogni anno attivisti di sinistra e sindacalisti tornano a ricordare che il labor day è solo un surrogato del primo maggio, creato per dare agli Usa un’alternativa alla festa del movimento socialista e comunista.
Eppure, quanto accade nel resto del mondo in primavera è la commemorazione di una lotta storica del sindacato americano, che ha avuto Chicago come teatro nel 1886. Il primo maggio di quell’anno l’American federation of labor proclamò lo sciopero nazionale per ottenere la giornata di otto ore, e oltre 350 mila lavoratori aderirono in tutto il paese. Due giorni dopo la polizia fece fuoco sui manifestanti e, quando alcuni anarchici fecero esplodere una bomba a Chicago, nella piazza di Haymarket, provocando la morte di un poliziotto, la risposta fu durissima. Non si contarono più morti e feriti e venne dato l’ordine di arrestare i capi del sindacato. 8 attivisti furono processati e condannati a morte.
Nel 1889 l’Internazionale socialista scelse il primo maggio come giornata di celebrazione mondiale della lotta di classe. Ma gli Stati americani conservatori non tardarono a individuare un evento e una data alternativi. L’ispirazione venne in seguito al fallimento di uno sciopero dei ferrovieri contro George Pullman, imprenditore dell’Illinois. Alla fine dell’800 Pullman costruiva vagoni letto e sviluppò un’industria tale da dare alla città che vi sorse intorno il suo nome, vero modello di paternalismo industriale anglosassone. Dopo un lungo periodo di crisi, licenziamenti, scontri e repressione, nell’estate del 1894 i dipendenti dovettero accettare le condizioni imposte, tra cui l’impegno a non iscriversi al sindacato.
Al di là delle interpretazioni ideologiche, la scelta del Labor day fu dettata soprattutto dal bisogno di isolare il movimento sindacale americano da quello internazionale, e di far dimenticare il massacro di Chicago. Settembre, inoltre, sembrò un ottimo periodo per una festa nazionale da inserire tra il 4 luglio, giorno dell’indipendenza, e il giorno del ringraziamento, a fine novembre. Da allora il governo boicottò in ogni modo le manifestazioni che i sindacati continuavano a tenere a maggio. Nel 1947 fu inventata addirittura una festività di orgoglio patriottico da contrapporre nello stesso giorno, il “loyalty day”. La celebrazione della lealtà alla bandiera durò poco, ma già nei primi anni 60 il governo era riuscito a oscurare, fino a farla poi scomparire, la vera festa dei lavoratori.