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Sono più di 5 mila i lavoratori agricoli, forestali, dell’industria alimentare e della pesca della Sicilia scesi in piazza oggi (mercoledì 13 dicembre) a Catania per rivendicare un sistema pensionistico equo e socialmente sostenibile e misure a sostegno di sviluppo e occupazione. La manifestazione è indetta dalla Flai Cgil Sicilia, a concludere il corteo (da Villa Bellini, in via Etnea, fino a piazza Manganelli) è il comizio della segretaria generale della Flai Cgil Ivana Galli. “Partiamo dalla Sicilia - dice Galli - per il peso che ha in questa regione il lavoro bracciantile. Ma non ci fermeremo: venerdì 15 dicembre terremo infatti un presidio davanti a Montecitorio, chiedendo di essere ricevuti dalla Commissione Bilancio, dove sono in discussione gli emendamenti alla manovra finanziaria che riguardano il nostro settore".
La Flai chiede al governo di inserire il lavoro agricolo tra quelli gravosi, garantendo l’accesso all’Ape sociale agli stagionali a partire dai 63 anni, con l’abbassamento da 36 a 30 della contribuzione necessaria. “Sarebbe questo già un segnale nel senso dell’equità, peraltro parliamo di una platea di soggetti potenzialmente interessati di appena 10 mila persone" aggiunge la segretaria generale Flai: "Se non si modifica la legge Fornero, inoltre, i nostri stagionali rischiano di andare in pensione dopo i 70 anni. Questo è impensabile da tutti i punti di vista, quello umano e quello sociale, vista la gravosità dei lavori svolti".
Nell’isola il lavoro discontinuo riguarda 120 mila addetti tra agricoltura, forestale e industria agroalimentare. La Flai chiede che l’emendamento che blocca per due
anni l’innalzamento dell’età pensionistica in rapporto all’aspettativa di vita venga modificato in modo da poter realmente comprendere i lavoratori agricoli a tempo determinato e quelli della pesca. “Devono essere fatti riferimenti specifici - dice Alfio Mannino, segretario generale della Flai Cgil Sicilia - parlando chiaramente di operai a tempo determinato, e prevedendo per i lavoratori della pesca nove mesi di continuità lavorativa, che sono quelli effettivamente svolti in un anno. La norma attuale, pur citando questi lavoratori, parla di sei anni di continuità nel lavoro, irraggiungibili per gli stagionali”.
Secondo i calcoli della Flai con le regole attuali un operaio a tempo determinato del settore agricolo, che lavora dunque in maniera discontinua, non potrà avere la pensione prima di 70 anni. E il lavoro discontinuo costituisce oggi la gran parte dell’occupazione in agricoltura e nel settore forestale. La Flai chiede un sistema flessibile di accesso alla pensione anticipata, senza penalizzazioni, a partire dai 62 anni o dai 41 di contributi. Ma anche la modifica della norma su Ape social e precoci, comprendendo effettivamente i lavoratori del settore agroalimentare, garantendo il pieno utilizzo delle risorse già impegnate e finanziando con risorse aggiuntive ulteriori proroghe dell’Ape social.
“Per quanto riguarda il settore agroalimentare – aggiunge Mannino – chiediamo un piano di rilancio produttivo, ma anche la possibilità di accedere all’integrazione salariale in caso di crisi aziendali, cosa che rivendichiamo per le crisi e le calamità per tutti i lavoratori agricoli. Per tutto il territorio siciliano rivendichiamo inoltre un piano straordinario di difesa e valorizzazione del territorio siciliano, migliorando i servizi all’agricoltura e tutelando forestali e lavoratori di consorzi di bonifica, Esa e Aras”. Conclude Mannino: “Con le regole attuali i lavoratori di questi settori saranno tra i più penalizzati. Si tratta di settori importanti che vanno rilanciati e con essi lavoro e tutele anche per dare prospettive future credibili ai più giovani”.