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“Avevamo ragione noi. Le modalità con cui si lavora nel ‘sistema Prato’ sono reato e il nuovo articolo 603 bis del Codice penale sembra scritto apposta per la nostra realtà. Bisognava solo applicarlo”: è quanto ha dichiarato Massimiliano Brezzo, segretario generale Filctem Cgil di Prato, dopo la notizia della condanna penale, avvenuta lunedì 4 novembre, di due imprenditori di etnia cinese per sfruttamento della manodopera di operai clandestini, in cui il sindacato si era costituito parte civile.
“Siamo sempre stati consapevoli – ha continuato il dirigente sindacale – delle difficoltà che si sarebbero incontrate nel portare a processo gli sfruttatori, specie quando, come in questo caso, sfruttatori e sfruttati sono della stessa etnia. Prova ne è che dei 21 lavoratori sfruttati soltanto uno ha avuto la forza di collaborare”.
“Ringraziamo la Procura di Prato – ha proseguito il sindacalista –, che ancora una volta ha fatto da apripista in Italia e ci ha consentito di affermare il principio che lo sfruttamento esiste, è reato, anche se lo sfruttato non lo percepisce come tale”.
“Ci auguriamo – ha concluso Brezzo – che, grazie a questa sentenza, le cose possano finalmente cambiare. Ci vorrà tempo. Fino ad allora, però, si sappia che non basta più pagare una semplice sanzione e chi sfrutta i lavoratori rischia l’arresto in flagranza e la condanna al carcere”.