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Oggi (martedì 10 novembre) è il giorno della visita del Papa a Prato. La città toscana vedrà arrivare il pontefice di prima mattina: Bergoglio atterrerà allo stadio Lungobisenzio alle 7.45, mentre alle 8.15 incontrerà la cittadinanza di Prato in piazza della Cattedrale. Un appuntamento a lungo atteso, in un territorio colpito dalla crisi ma non rassegnato, che vuole ripartire da un collante comune: il lavoro. E proprio su questo i sindacati e le organizzazioni di categoria, tutte insieme, hanno inviato una lettera a Papa Francesco a firma congiunta.
Il "buon lavoro" deve essere fonte di dignità per tutti, ed è la chiave su cui costruire una vera integrazione tra lavoratori italiani e cittadini migranti. Questo il senso della missiva, sottoscritta da Camera di Commercio, Unione Industriale Pratese, Confartigianato, Cna, Confesercenti, Confcommercio, Confcooperative, Lega delle cooperative, Coldiretti, Cgil, Cisl e Uil. L'occupazione dignitosa e di qualità, dunque, come tratto distintivo di un'azione comune. "C'è una Prato di cui non si parla , che non prende gli onori della cronaca, ma che è la spina dorsale della comunità - si legge nella lettera -. È la Prato che lavora e che produce solidarietà silenziosamente e che distribuisce ancora, seppur con fatica, tanta benedizione all'intera comunità. Una Prato che tutt'oggi può contare su una popolazione attiva di circa 120mila persone, quasi 30mila imprese attive, e sul principale distretto tessile d'Europa (il 17% del tessile nazionale esportato viene prodotto qui)".
"La realtà pratese da circa 15 anni sta vivendo una grave crisi economica e di identità, dovuta al declino del distretto tessile che resiste nonostante le tante difficoltà - prosegue il testo -. Questo ha portato a una riduzione del lavoro (seppur limitata rispetto ad altre aree), degli investimenti e ad una diminuzione delle risorse per la protezione sociale". C'è poi il grande tema dei migranti, sulle prime pagine per la tragedia del Macrolotto dell'1 dicembre 2013, ma presente ogni giorno nel tessuto sociale e lavorativo della città. "Nonostante le difficoltà - dice la lettera - siamo ancora una società che integra attraverso il lavoro. Ne è esempio la forte presenza tra gli occupati degli immigrati (circa il 26%), il numero delle imprese straniere presenti nella nostra comunità (le aziende gestite da cittadini stranieri operanti nel territorio di Prato sono il 27,7% del totale delle imprese)".
Una lettera che ha avuto ampia adesione. "La condivisione è trasversale, siamo tutti d'accordo sul concetto di base: l'affermazione del lavoro come valore ed elemento identitario, che per tanti anni ha caratterizzato la storia del nostro territorio". Lo afferma il segretario generale della Cgil di Prato, Alessandro Fabbrizzi, interpellato da Rassegna Sindacale. "Nei nostri anni il carattere dell'emigrazione è cambiato profondamente - spiega -, e questo ha avuto una ricaduta sulla società: prima gli ingenti flussi volevano alimentare un modello culturale e un progetto di vita, con l'integrazione come criterio chiave. Oggi la natura dell'emigrazione è totalmente diversa, più sfuggente e complessa, e deve trovare nuove soluzioni multiculturali all'interno della società". A Prato un quarto delle aziende sono gestite da stranieri: "Questo conferisce al territorio caratteristiche del tutto nuove, e allora dal punto di vista dei valori c'è una sola cosa che rimane: il lavoro". L'occupazione "va intesa come diritto di ogni cittadino, ma anche come strumento necessario per la costruzione di un'identità comune. E' la nostra idea, che incontra il richiamo di Papa Francesco nella sua enciclica 'Laudato sì'".
"A Prato c'è una lunga tradizione di concertazione e confronto - prosegue Fabbrizzi -, che abbiamo provato a declinare anche nella realtà attuale: è complicato e difficile, in questi anni di crisi, perdita di lavoro e sofferenza sociale. Nell'ultimo quindicennio le possibilità di impiego sono diminuite, si è sviluppato il fenomeno delle aziende etniche, si è creato un disorientamento generale rispetto ai punti di riferimento precedenti. Proprio per questo oggi dobbiamo rendere il lavoro un collante per noi tutti".
Tanti motivi che rendono la visita del Papa particolarmente importante. "Ci sprona ad agire su un terreno nuovo, fare esercizio di dialogo, cercare percorsi virtuosi e di arricchimento. Vogliamo utilizzare il passaggio di Bergoglio per rilanciare un'immagine positiva del nostro territorio, che ancora oggi favorisce dinamiche di solidarietà e interventi sociali". La lettera firmata da tutti, conclude, "conferma il nostro impegno ad agire insieme con volontà e determinazione, rilanciare l'occupazione per raggiungere risultati economici positivi, sposare il lavoro con l'integrazione e la cittadinanza".