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Roma - Firmato oggi (venerdì 14 aprile) dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, insieme all'Alleanza contro la povertà e al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il Memorandum d'intesa sul reddito di inclusione. Una misura, ha spiegato il premier da Palazzo Chigi, di carattere "strutturale, che può crescere nei prossimi anni. Interessa circa due milioni di persone, tra questi 7-800 mila minori”.
"Le risorse sono ancora insufficienti a determinare che sia un processo universale, però intanto abbiamo messo la prima pietra". Questo il commento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso: "Credo sia stato fatto un passo importante anche sul piano del merito. Dobbiamo riconoscere che l'Allenza contro la povertà da anni sta proponendo una scelta sul tema dell'inclusione e non solo con il sussidio, una scelta di uscire davvero dalla trappola della povertà e di costruire processi di istruzione e lavoro che sono fondamentali per avere un progetto di vita e una possibilità positiva".
Il presidente del Consiglio, nel corso di una conferenza stampa, ha sottolineato che "è la prima volta che l'Italia si dota di uno strumento universale”. Gentiloni ha poi annunciato che i decreti legislativi della legge delega, già approvata dal Parlamento, “arriveranno entro fine mese”. Il premier ha rimarcato che “la crisi che abbiamo attraversato, la più grave dal dopoguerra, ci ha lasciato un incremento della povertà. Chi governa deve riconoscere il problema: tra i meriti dell'Alleanza c'è quello di aver alimentato un atteggiamento esigente verso questo tema”.
Soddisfazione ha espresso anche il ministro del Lavoro. “Con il reddito di inclusione non ci si limiterà a dare un sostegno economico alle famiglie in condizione di povertà, ma si prenderanno in carico questi nuclei con l'obiettivo dell'uscita da questa condizione, guardando anche al lavoro e all'insieme dei servizi sociali” ha spiegato Giuliano Poletti: "Il trasferimento monetario è semplice, ma è più complesso costruire un percorso per queste famiglie che faticano a uscire da questa condizione”. Poletti ha ringraziato il Governo Letta e il suo predecessore al Lavoro (Enrico Giovannini, ndr) che ha promosso il Sia, il Sostegno per l'inclusione attiva: una prima misura sperimentale di lotta alla povertà.
Istat: in 2015 in Italia 4,5 milioni di persone in “povertà assoluta”
La povertà assoluta in Italia nel 2015 ha coinvolto il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 598 mila individui che non possono acquistare il minimo indispensabile per vivere). È quanto emerge dal rapporto “Noi Italia” dell'Istat. I valori sono stabili sul 2014 sia per l'incidenza di povertà assoluta sia per quella relativa. Rispetto al 2014 peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti (dal 6,7% al 9,5%). Il 10,4% delle famiglie è relativamente povero (2 milioni 678 mila); le persone in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione).
Si conferma il forte svantaggio del Mezzogiorno dove, nel 2015, le famiglie in povertà relativa sono circa un quinto di quelle residenti e quelle in povertà assoluta rappresentano il 9,1%. Sempre dai dati Istat risulta che nel 2015 in Italia l'11,5% degli individui viveva in condizioni di grave deprivazione. Il nostro Paese supera di 3,4 punti percentuali la media europea attestandosi al nono posto tra quelli con i valori più elevati.
L'indicatore di grave deprivazione materiale - sottolinea l'Istat -, fornisce una misura importante nell'ambito dell’analisi dell'esclusione sociale: insieme a quelli di rischio di povertà e bassa intensità del lavoro contribuisce a fornire la stima delle persone a rischio povertà o esclusione sociale. Nel 2015 la grave deprivazione diminuisce tra i single, soprattutto se anziani, e tra gli individui che vivono in famiglie con almeno un anziano. Ancora grave la condizione degli individui che vivono in coppie con tre o più figli.