Si potrebbe concludere con dodici mesi di cassa integrazione per cessazione di attività anziché con il licenziamento a settembre la procedura aperta dal gruppo Conship per gli oltre duecento lavoratori della Cict del porto di Cagliari: è la prospettiva aperta oggi dal tavolo a Roma con responsabili dei tre ministeri (Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Lavoro) Azienda, Regione e sindacati per affrontare la crisi del porto cagliaritano. Uno spiraglio, secondo Cgil, Cisl Uil e rispettive categorie, che a questo punto attendono e sollecitano il via libera da parte di Conship perché, sull’opzione, non ha ancora sciolto la riserva.
Si tratta di uno strumento straordinario previsto nel decreto Genova che metterebbe in sicurezza i livelli occupazionali attuali almeno per altri dodici mesi, un tempo da sfruttare per creare le condizioni indispensabili a rilanciare le attività del porto. Per questa ragione i sindacati sollecitano l’avvio immediato del tavolo politico “nel quale affrontare e superare le criticità legate alla pluralità di fattori che ingessano le potenzialità del porto di Cagliari e lo rendono scarsamente concorrenziale rispetto agli altri scali del Mediterraneo” hanno detto i confederali Cgil Cisl e Uil territoriali e le categorie Filt, Fit e Uil Trasporti territoriali e nazionali aggiungendo quali sono le priorità da cui cominciare per mettere le basi del rilancio: difficoltà e lungaggini burocratiche, obsolescenza infrastrutturale e vincoli paesaggistici che precludono persino l'avvio della Zes e della Zona franca doganale interclusa.
I sindacati hanno inoltre sottolineato l'importanza strategica dello scalo cagliaritano in Sardegna, da inquadrare nella visione più ampia della politica dei porti in Italia: “Rinviare ulteriormente il tavolo politico e, conseguentemente, le azioni da intraprendere con urgenza, significherebbe vanificare ogni opportunità di rilancio proprio nel momento in cui si sta ridisegnando la mappa della portualità a livello globale”.