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Sono oltre 120 mila i lavoratori italiani esposti alla polvere di legno duro, tra gli agenti cancerogeni più pericolosi e diffusi. A dirlo è l’indagine “Una stima dei lavoratori potenzialmente esposti al rischio di esposizione a polveri di legno duro in alcuni settori industriali in Italia a partire da un registro nazionale” (scarica il pdf, in inglese), realizzata dai ricercatori Inail Alberto Scarselli e Davide Di Marzio e pubblicata sul bimestrale “La medicina del lavoro” (vol. 105, n. 6). Per polvere di legno si deve intendere la sospensione di particelle di legno disperse nell’aria, prodotte durante una delle numerose possibili lavorazioni del materiale (come tagliare, piallare o carteggiare).
La polvere di legno duro è un noto cancerogeno per l’uomo e il suo uso è comune in numerose attività economiche. Gli effetti dannosi sono determinati dalla penetrazione e dalla deposizione delle particelle nelle vie aeree. L’esposizione alle polveri ha un ruolo ormai comprovato nel tumore naso-sinusale (adenocarcinoma in particolare), ma negli ultimi anni si sono viste relazioni anche con il cancro alla laringe, alle faringe e ai polmoni. Oltre alle neoplasie, le polveri di legno duro possono provocare dermatite, allergia, bronchite cronica, asma, cefalea, irritazioni oculari e nasali patologie delle mucose e della respirazione. In Italia è attivo dal 2006 il Sistema informativo registro di esposizione e patologie (Sirep), che appunto monitora l’esposizione occupazionale ai cancerogeni.
I settori più a rischio, spiega la ricerca, sono quelli in cui gli addetti sono a diretto contatto con il legno (o meglio, possono inalarne le polveri). Il gruppo più numeroso è quello della lavorazione e manifattura di prodotti in legno e sughero (come pannelli in compensato, cornici, porte e finestre, imballaggi) con 60 mila potenziali esposti, seguito da quello della fabbricazione di mobili e strumenti musicali, con 47 mila: questi due grandi gruppi rappresentano l’87 per cento del totale dei lavoratori dell’industria potenzialmente esposti. Ma numeri consistenti ha anche il comparto della fabbricazione e produzione di accessori per veicoli di trasporto (compresi treni e navi), con oltre 9 mila lavoratori.