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Una vita spesa nel sindacato, al fianco dei lavoratori in diverse categorie produttive. Parliamo di Pier Massimo Pozzi, neosegretario generale della Cgil Piemonte, intervistato stamattina da Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
“Quando ho iniziato io – ha esordito il dirigente sindacale –, all’età di 22 anni - parliamo del 1980 -, i lavoratori li trovavi nelle fabbriche, erano a tempo indeterminato, con tutte le garanzie previste dalla legge 300. Oggi è cambiato tutto, il lavoro è sempre più parcellizzato, precario, con meno diritti e tutele. E anche il sindacato si è trasformato più di quanto si possa pensare. In tale direzione è andata anche la scelta del mio predecessore, Alberto Tomasso, che ha deciso di lasciare la segreteria prima della fine del suo mandato. Raccogliendone il testimone, penso che il rinnovamento si possa fare, anche all’insegna del ringiovanimento, pur dovendo fare i conti, pure noi sindacalisti, con l'allungamento dell'età pensionabile. Dobbiamo riuscire a far entrare nel sindacato i giovani, per fare esperienza nel lavoro atipico, per poi passare alle altre categorie. Qualche esempio di questo tipo c'è già in Piemonte, ma si tratta di casi ancora troppo limitati”.
“Per quanto riguarda la Carta dei diritti – ha continuato il sindacalista –, l’iniziativa procede bene, valutando il numero di persone che firmano presso i nostri banchetti e gazebo, più elevato rispetto alla campagna precedente sugli appalti. Da parte di molti, c’è più disponibilità che in passato verso la Cgil: ciò vuol dire che c'è forse anche un po' più di arrabbiatura nella gente, che vede che la crisi continua a pesare e che le condizioni di vita non migliorano, soprattutto nelle aree metropolitane. Insomma, la povertà è cresciuta, al pari delle diseguaglianze, e il Piemonte è tra le regioni del Nord che hanno più difficoltà a ritornare in una situazione più vivibile”.
“Il fatto che i metalmeccanici abbiano ritrovato – ha aggiunto Pozzi –, almeno sul contratto, una ricomposizione unitaria, è salutato assai positivamente anche in Piemonte. Lo sciopero del 20 è un appuntamento importante; naturalmente non si deve dar nulla per scontato, ma ci auguriamo che le tute blu abbiano un contratto firmato da tutte le sigle sindacali che li tuteli. La partita contrattuale è aperta anche nel pubblico impiego, con l’agitazione in calendario il 4 maggio, dove a incrociare le braccia saranno gli statali piemontesi. Quindi, anche qui, c'è il tempo per la categoria per poter lavorare unitariamente, affinché riescano sciopero e manifestazione, dato che grida vendetta il fatto che vi siano lavoratori da otto anni senza stipendio, che rischiano di passare da quelli che venivano visti come dei privilegiati a una situazione che li vede penalizzati nella stragrande maggioranza, a partire dal reddito”.
“Dopo essere stato segretario organizzativo per otto anni – ha concluso l’esponente Cgil –, la mia priorità da leader generale sarà quella di ‘dare gambe’ agli obiettivi che ci siamo prefissi all’ultima Conferenza d’organizzazione. Non sarà facile, ma cercheremo anche in Piemonte di dare il nostro contributo affinchè ciò avvenga nel migliore dei modi. E il fatto di essere stato eletto dall’organismo dell’assemblea generale - quindi molti più iscritti, lavoratori, attivi, delegati -, anche questo è un primo passo verso l’innovazione che stiamo sperimentando. Dobbiamo fare in modo che tutti quelli che mettiamo nelle assemblee generali abbiano poi la possibilità di partecipare attivamente da protagonisti alla vita sindacale, perché la loro presenza nei luoghi di lavoro è la nostra forza”.