Dopo esser stati licenziati, 76 ex dipendenti della Iterby Italiana Mobili spa di Pesaro, proprietario Antonio Berloni, nei giorni scorsi, sono venuti a conoscenza dell’annullamento degli accordi individuali sottoscritti per evitare il concordato preventivo. La Iterby che produceva pareti e arredi per ufficio, a ottobre 2013 ha comunicato la chiusura dell’azienda con la relativa messa in mobilità di 76 dipendenti. Questa gravissima violazione li ha spinti a scrivere una lettera aperta per denunciare la scorrettezza dell’azienda e le difficile condizioni nelle quali si trovano, dopo questa inattesa svolta.

Va ricordato che parte dell’attività produttiva Iterby è stata oggetto di affitto di ramo di azienda che coinvolge solo una ventina di dipendenti.  

 “L'intenzione di procedere verso un concordato preventivo, scrivono i 76 ex dipendenti - cancella di fatto gli accordi individuali siglati con gli stessi lavoratori, ad ottobre 2013. Accordi che, ricordiamo, furono estremamente penalizzanti per tutti i dipendenti poiché  si acconsentiva di rateizzare fino a 14 mensilità ed oltre, diversi stipendi arretrati, e tutti i trattamenti di fine rapporto (Tfr) per permettere ad Antonio Berloni di restituire il denaro in un tempo notevolmente più lungo, proprio per evitare il ricorso al concordato.

Si tratta di soldi dei lavoratori, fino all'ultimo centesimo di euro, frutto di una vita di lavoro e di sacrifici. Soldi che oggi sarebbero serviti ad integrare il modesto assegno di mobilità, unica fonte di sostentamento per gli ex dipendenti. Invece, a dispetto della parola data, dopo solo 5 mesi dalla firma di tali accordi, alla prima difficoltà,  Antonio Berloni ha nominato un liquidatore, il quale, nei giorni scorsi ha inviato una lettera ai fornitori, per comunicare loro che Iterby ricorrerà  al concordato.

Nell'evidenziare il profondo rammarico e disappunto per le decisione prese dall'azienda per conto del suo liquidatore, i lavoratori annunciano che tuteleranno i loro diritti nelle sedi opportune senza escludere azioni anche eclatanti, per portare a conoscenza dell'opinione pubblica la loro drammatica situazione”.