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A un mese e mezzo dall'ultimo tavolo ministeriale del 27 settembre i sindacati di categoria, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, insieme alla Rsu della Perugina tornano oggi (giovedì 9 novembre) al Mise per aggiornare il confronto con Nestlé sulla delicata vertenza che vede a rischio 364 posti di lavoro nella storica fabbrica di cioccolato. Le parti si erano lasciate l'ultima volta con i "compiti per casa" assegnati dalla viceministra Bellanova: riportare il confronto sul piano industriale e individuare soluzioni capaci di azzerare o quantomeno ridurre gli esuberi.
Compiti svolti solo in parte, secondo Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil dell'Umbria. "Negli incontri che si sono svolti in Confindustria a Perugia in questo mese e mezzo abbiamo provato a proporre varie soluzioni all'azienda, in grado di ridurre gli esuberi" spiega l'esponente sindacale: "Da un piano sulla logistica all'ipotesi di un parco tematico sul cioccolato, dalle reinternalizzazioni di alcune attività fino a un ragionamento di filiera della nocciola. Ma l'atteggiamento dell'azienda è stato sempre di chi ascolta ma non vuol sentire".
Dunque, secondo Greco, il tavolo di oggi al Mise parte in salita. "Non abbiamo visto un vero impegno da parte di Nestlé sui 'compiti a casa' assegnati dal governo. Girano e rigirano in tondo, ma alla fine dicono sempre la stessa cosa: vogliamo mandare a casa 364 persone. E questo per noi, ma credo anche per il governo, resta assolutamente inaccettabile". Ecco perché i sindacati si aspettano dall'esecutivo uno scatto in avanti: "Non è un problema di risorse – riprende Greco – perché quelle il governo ha fatto capire che, a fronte di investimenti e progetti, ci sarebbero, come ci sono state per lo stabilimento di Benevento (dove Nestlé produce la pizza, ndr). Il problema è la reale volontà della multinazionale di investire sul territorio, di dare risposte in termini di responsabilità sociale. Su questo ci aspettiamo che il ministero faccia di più, richiamando Nestlé alle sue responsabilità verso l'Italia".
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Intanto, nell'ultimo incontro in Confindustria a Perugia di lunedì 6 novembre, la multinazionale ha illustrato l'aggiornamento del piano di marketing. Un piano "interessante sulla carta", osservano i sindacati, che prevede nuovi prodotti, tra cui un nuovo cioccolatino, e il rilancio dell'export, che doveva essere una delle contromisure alla stagionalità della fabbrica, previste nell'accordo siglato nel 2016 dalle parti. Ma tutto questo – secondo Nestlé – non andrebbe comunque ad incidere su quel numero, 364, che resta lì come un macigno sul tavolo della trattativa.
Il tempo stringe sempre di più, perché il 30 giugno 2018 scade la cassa integrazione. E seppure un allungamento degli ammortizzatori, che potrebbe arrivare con la legge di Bilancio, sarebbe sicuramente utile per affrontare meglio la fase di transizione, la soluzione, insistono i sindacati, non può che avere un carattere prettamente industriale: "L'azienda deve cambiare approccio – conclude Greco –, non si può continuare a partire dal finale, che peraltro è un finale sbagliato. Parliamo di una grande fabbrica con un grande brand del made in Italy: gli esuberi possono e devono essere riassorbiti con gli investimenti, con i progetti, con la crescita delle produzioni".