Il gruppo turco Toksoz, proprietario dello stabilimento Pernigotti di Novi Ligure, tira dritto e conferma la chiusura della storica fabbrica di cioccolatini e il trasferimento della produzione. Questo emerge dal tavolo in corso al ministero dello Sviluppo economico, nel corso del quale – riferiscono le agenzie – il ministro Luigi Di Maio ha espresso l'intenzione di incontrare direttamente i vertici della Toksoz, assenti al tavolo di oggi al quale hanno partecipato solo dei consulenti. Anche il premier Conte avrebbe espresso l'intenzione di vedere i responsabili della multinazionale turca.

Intanto, una delegazione di 50 lavoratori, in presidio sotto al ministero, ha distribuito cioccolatini Pernigotti ai passanti scandendo cori come “Lavoro! Lavoro!” e “noi siamo Pernigotti. Pernigotti è di Novi”. A Novi Ligure i lavoratori della Pernigotti sono oltre 250 tra dipendenti (100), stagionali, interinali e altre tipologie. “Lavoro alla Pernigotti da oltre 20 anni – racconta una delle manifestanti all'Ansa – e continuo a mangiare tantissimi cioccolatini, non stancano mai. È per le capacità dei miei colleghi che hanno anche 30 anni di esperienza. Se Novi chiude, non saranno più così buoni”.

“Pernigotti non è in crisi. C'è una scelta precisa di delocalizzazione che crea un precedente pericolosissimo perché è una delocalizzazione tutta italiana”, dichiara la segretaria generale della Flai Cgil, Ivana Galli, sottolineando che Toksoz intende “appaltare la produzione a cooperative solo per abbattere i costi”. “Pernigotti con i suoi 170 anni di storia è un marchio storico del Made in Italy, il cui valore è il legame con il territorio – le fa eco Mauro Macchiesi, della segreteria Flai –. Quindi ribadiamo anche oggi che siamo contrari alla chiusura dello stabilimento di Novi Ligure e alla terziarizzazione della produzione, abbassando la qualità del prodotto e continuando a commercializzare in Turchia a marchio Pernigotti prodotti lavorati in Turchia”.

I sindacati chiedono un piano industriale e finanziario in grado di rilanciare il brand in Italia e all’estero, e chiedono che l’ammortizzatore sociale sia una cassa integrazione di sostegno al piano industriale. Accolta positivamente la richiesta del premier Conte di incontrare la proprietà, comunicata dal ministro Di Maio.