Nel giorno della manifestazione per i permessi di soggiorno, domani 28 giugno, a Lecce ci sarà un sit-in unitario davanti al Palazzo di via XXV Luglio a partire dalle ore 10; contestualmente i Segretari generali provinciali di Cgil Cisl e Uil, Salvatore Arnesano, Antonio Nicolì e Salvatore Giannetto, chiederanno di essere ricevuti dal Prefetto per spiegare le motivazioni della mobilitazione e consegnare all’autorità prefettizia il documento nazionale.
“Gli stranieri vedono messa in discussione la propria permanenza regolare sul territorio nazionale stante le norme restrittive vigenti in materia di soggiorno in Italia”, spiegano i sindacati, “Come risultato, una parte di loro è dovuta andarsene per cercare lavoro all’estero. La maggior parte, però, è finita nella trappola del lavoro sommerso, un tunnel da cui è difficilissimo uscire ed in cui vengono cancellati i diritti fondamentali, civili e del lavoro”.
Da molto tempo Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto al Governo italiano di estendere la durata del permesso per attesa occupazione a due anni, “vincolando il provvedimento alla messa in atto di concrete politiche attive del lavoro”.
Le tre Confederazioni hanno suggerito inoltre la necessità di monitorare il comportamento delle questure: “Il numero dei mancati rinnovi”, spiegano infatti le tre Organizzazioni sindacali, “si è rivelato eccessivo. In diversi casi, le questure di importanti città hanno mancato di rinnovare il permesso di soggiorno a stranieri che avevano perso il lavoro, avendo esaurito i benefici del permesso per attesa occupazione o quelli derivanti dagli ammortizzatori sociali”.
Cgil Cisl e Uil ricordano “come il lavoro nero (in molti settori produttivi) stia producendo situazioni di grave sfruttamento e sia spesso funzionale a fenomeni di tratta e lavoro forzato. Da qui la necessità di affrontare seriamente questo problema con l’adozione di provvedimenti legislativi atti a prolungare la durata del permesso per attesa occupazione (almeno a due anni) ed evitare che decine di migliaia di persone finiscano nelle mani del racket del lavoro nero e del grave sfruttamento”.