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Il 16 giugno è stata la Giornata internazionale dei lavoratori domestici. La data celebra l’anniversario dell’adozione, nel 2011, da parte dell’Organizzazione internazionale del lavoro, della Convenzione n. 189 sul lavoro dignitoso e per il riconoscimento dei diritti di tutti gli uomini e le donne impiegati in questo particolare settore. Secondo le stime dell’Ilo, i lavoratori domestici guadagnano in generale meno della metà del salario medio – e talvolta non più del 20 per cento –. Gli orari di lavoro sono lunghissimi e spesso imprevedibili. Il 90 per cento di questi lavoratori – per l’80 per cento donne e per il 17 per cento migranti – non ha accesso a prestazioni sociali, come la pensione o le indennità di disoccupazione.
Il lavoro domestico influenza il benessere di milioni di famiglie in tutto il mondo. Stime recenti delle Nazioni Unite sull’invecchiamento della popolazione vedono la domanda di lavoro nel settore in crescita. Questa tendenza è confermata dall’aumento del numero delle donne che entrano nel mercato del lavoro in tutto il mondo e, in alcuni paesi, dalla riduzione delle politiche pubbliche a supporto delle famiglie, che spingono i privati a ricorrere sempre più ai lavoratori domestici per occuparsi della loro casa, dei bambini e dei familiari anziani. Anche se spesso nascosti e senza voce, i lavoratori domestici rappresentano una parte fondamentale del settore assistenziale a domicilio, sia nell'economia informale che in quella formale.
Cinque anni fa, l’Ilo ha adottato la Convenzione n. 189 sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, insieme alla Raccomandazione n. 201. Si tratta delle prime norme internazionali sul riconoscimento del lavoro dignitoso per i lavoratori domestici. Tali norme, adottate quasi all’unanimità dagli Stati membri dell’Ilo, mirano a estendere le protezioni e i diritti fondamentali e a eleminare ogni forma di discriminazione nei confronti di 67 milioni di lavoratrici e lavoratori che nel mondo forniscono servizi fondamentali alle famiglie e alla società. Nel 2010, sempre l’Ilo aveva stimato che solo il 10 per cento di questi lavoratori nell’intero pianeta era tutelato dalla legislazione del lavoro allo stesso modo dei lavoratori occupati negli altri settori.
La risposta dei Paesi in tutto il mondo è stata molto positiva, visto che in molti casi si stanno attuando riforme legislative e delle politiche di supporto e promozione del lavoro dignitoso per i lavoratori in questione. Non solo. A partire dal 2011, oltre 70 Stati hanno intrapreso azioni per garantire il lavoro dignitoso per chi opera nel settore domestico. Di questi 70, 22 Paesi hanno ratificato la Convenzione, 30 hanno realizzato riforme legislative e adottato politiche finalizzate al superamento delle discriminazioni, mentre altri 18 si sono impegnati a estendere le protezioni ai lavoratori domestici. Dal canto suo, l’Ilo ha stabilito partenariati con 60 Paesi, mettendo a profitto la sua ampia esperienza a supporto della formulazione e messa in atto di politiche per il lavoro dignitoso di chi è occupato nel settore.
Queste misure rappresentano un primo passo per rimediare a un’esclusione durata troppo a lungo. Tuttavia, non bastano ad assicurare protezione ai lavoratori domestici. I media continuano a riportare notizie di abusi diffusi e di sfruttamento. Con l’adozione degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, le Nazioni Unite si sono impegnate a mettere in atto delle politiche di sviluppo inclusive che non “lascino indietro” nessuno. Per quanto riguarda il diritto al lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, quanto intrapreso è sicuramente positivo. Non bisogna comunque fermarci. L’Ilo continuerà a lavorare insieme ai governi, ai rappresentanti dei datori di lavoro, ai sindacati e alla comunità internazionale per estendere la sua attività e far sì che, entro il 2030, il lavoro dignitoso al quale hanno diritto tutte le lavoratrici e i tutti i lavoratori domestici diventi una realtà.
Guy Ryder è Direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro