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È previsto per oggi (21 novembre) a Roma l’appuntamento con la piazza per i lavoratori metalmeccanici. La manifestazione nazionale indetta dalla Fiom, nata per rivendicare il diritto al rinnovo del contratto e per contestare la legge di stabilità, si è arricchita negli ultimi giorni, dopo i fatti di Parigi, di nuovi contenuti. “Quella di sfilare in corteo nella capitale – spiega Michela Spera, della segreteria nazionale e responsabile dell’ufficio sindacale Fiom – è una decisione assunta dall’assemblea nazionale dei nostri delegati, che si è tenuta a Cervia il 23 e 24 ottobre per licenziare la piattaforma contrattuale. Sarà una giornata di mobilitazione di tutta la categoria, allargata a quelli che in questi anni si sono impegnati con noi per difendere i diritti dei lavoratori contro le ‘leggi di fiducia’ del governo Renzi”.
Rassegna Al centro della manifestazione, soprattutto i temi legati al rinnovo contrattuale.
Spera Abbiamo presentato nelle scorse settimane in tutte le fabbriche del settore la nostra piattaforma, i lavoratori l’hanno votata, e l’hanno fatto con percentuali altissime. La piattaforma della Fiom si pone innanzitutto l’obiettivo di riconquistare il contratto nazionale, di riconsegnarlo alla piena disponibilità dell’intera platea degli aventi diritto, per prima cosa stabilendo che il contratto stesso è valido solo quando è sottoscritto dalle organizzazioni sindacali che rappresentano la maggioranza dei lavoratori e quando è stato votato e approvato attraverso il referendum nei luoghi di lavoro. L’obiettivo di questa nostra richiesta risponde all’esigenza di lasciarci alle spalle la stagione degli accordi separati e di riaffidare al parere dei lavoratori e alle pratiche della democrazia la validità dei contratti.
Rassegna Le rivendicazioni più specifiche della piattaforma?
Spera In primo luogo, proponiamo la rivalutazione dei minimi contrattuali del 3%: che, tradotto sugli attuali minimi, significa poco più di 47 euro al terzo livello e 56 al quinto. L’altra importante richiesta che come metalmeccanici Cgil facciamo alle imprese rappresenta una radicale innovazione: contrattare il salario di anno in anno, in modo da poter far fronte sia alle situazioni di difficoltà che – quando ci sono – a quelle di ripresa, non tenendo conto solo del dato dell’inflazione e poter così aumentare, quando se ne presentasse l’occasione, il potere reale delle buste paga.
Rassegna Cosa c’è nella piattaforma in risposta alla tendenza – centrale sia nella strategia del governo che di Confindustria – di spostare l’asse della contrattazione dal livello nazionale a quello decentrato?
Spera Su questo preciso versante, la nostra richiesta alle imprese è di premere sul governo per ottenere la detassazione degli aumenti del contratto nazionale, perché le misure dell’esecutivo a protezione del salario interessano solo quello aziendale, che coinvolge nel nostro settore appena il 20% dei lavoratori. Per questo chiediamo che venga riconosciuto a tutti i lavoratori, non solo a chi è dentro la contrattazione aziendale, una quota di salario riconosciuto dal contratto nazionale pari a 485 euro annui.
Rassegna Quali sono le altre richieste contenute nella piattaforma?
Spera Oltre al capitolo riguardante il salario, dedichiamo una parte importante del nostro documento rivendicativo alla questione dell’orario. A questo proposito, noi non chiediamo una riduzione generalizzata degli orari, chiediamo invece che dove ci siano situazioni di difficoltà, le imprese utilizzino i contratti di solidarietà come alternativa ai licenziamenti e, nello stesso tempo, che laddove le imprese chiedano un maggiore utilizzo degli impianti, mediante l’introduzione della quarta e della quinta squadra si riduca l’orario di lavoro degli occupati. Sostanzialmente, attraverso un uso intelligente degli orari, il nostro obiettivo è, di volta in volta, o la salvaguardia o l’incremento dell’occupazione. Ma non solo. Perché tra le nostre richieste qualificanti ci sono anche quelle relative al contrasto degli orientamenti governativi in tema di diritti: contrasto alle differenze normative sui licenziamenti individuali e collettivi fra vecchi e nuovi assunti e contrasto ai controlli a distanza degli addetti, mentre – in materia di appalti – chiediamo a chiare lettere la responsabilità diretta delle imprese appaltanti nei confronti dei lavoratori delle imprese in appalto e, nel contempo, la garanzia della clausola sociale e del mantenimento del posto di lavoro nei casi di cambio appalto.
Rassegna Dopo diversi anni di divisioni tra le sigle di categoria, finalmente un unico tavolo contrattuale…
Spera Sì, dopo il rinnovo dal 2008 si ricompone un tavolo unitario. La verità però la dobbiamo dire fino in fondo: quelli che si sono succeduti negli anni e che hanno preceduto l’attuale negoziato per il rinnovo non si possono definire tavoli separati, perché alla Fiom a quei tavoli è stato impedito di partecipare, la Fiom da quei tavoli è stata esclusa. Oggi, da un lato la sentenza della Corte Costituzionale del 3 luglio 2013 e, dall’altro, l’accordo del 10 gennaio 2014 sulla rappresentanza sindacale, non permettono a nessuno di ripercorrere quella stessa strada. Oggi c’è un tavolo unico che lavora, almeno stando alle dichiarazioni degli attori negoziali, alla realizzazione di un contratto di tutti, che però allo stesso tempo presuppone la presenza al tavolo di tutti e la condivisione di tutti dei contenuti che lì si dovessero individuare. A maggior ragione in un settore dove la tendenza negli anni passati è stata quella di escludere un’organizzazione, la Fiom, che da sola rappresenta in occasione dei rinnovi delle Rsu oltre il 70% dei consensi.
Rassegna Dopo le stragi di Parigi – e, ieri, di Bamako – la manifestazione, nata per rivendicare il diritto al contratto, si è allargata per forza di cose alla difesa dei principi di pace e di umanità.
Spera Certo, dopo i gravi fatti di Parigi, abbiamo fatto in modo che al centro della nostra iniziativa di mobilitazione ci fosse anche il contrasto al terrorismo: dunque, no agli attentati contro cittadini inermi e no alla guerra come risposta a quegli stessi attentati. Ma, al contempo, nell’ambito della nostra manifestazione vogliamo anche dire no alle reazioni di xenofobia e di razzismo che in questi giorni – ma, purtro ppo, non solamente in questi giorni – hanno accompagnato la nostra vita e le nostre relazioni sociali.
Rassegna Tra le parole d’ordine della manifestazione, non mancano quelle che contestano la legge di stabilità…
Spera La legge di stabilità, che non crea posti di lavoro ed è completamente sbilanciata sulle imprese, ma anche tutti gli altri provvedimenti che sembrano finalizzati solo alla riduzione dei diritti sociali e che il governo ha realizzato in questi mesi, a partire dal Jobs Act, i tagli previsti in Finanziaria che mettono in discussione altri diritti storici acquisiti, da quello alla salute a quello allo studio, il tutto perfettamente in linea con la risposta alla crisi voluta dall’Europa e fatta sua dai governi che nel nostro paese si sono succeduti, da Monti in poi. Per questo con la nostra manifestazione, che ci auguriamo sia partecipata, colorata e come sempre pacifica, abbiamo deciso di parlare non soltanto alla nostra categoria e, per gli stessi motivi, chiediamo a tutti quelli che insieme a noi subiscono queste ingiustizie di lottare al nostro fianco.