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In data 9 agosto 2016 il tribunale di Genova si è pronunciato in merito a uno dei ricorsi pilota presentati su indicazione del sindacato pensionati Cgil, nel quale si poneva la questione della legittimità costituzionale del decreto Poletti, che interveniva per evitare l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale, nella quale si dichiarava l’incostituzionalità del blocco dell’indicizzazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo, stabilita dalla Legge 214/2011.
Il tribunale di Genova, spiega lo Spi, ha dichiarato il ricorso “ragionevole e non manifestamente infondato” ed ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale per una valutazione di merito. La pronuncia del tribunale di Genova segue altre sentenze, emesse, fra gli altri, dai Tribunali di Milano, di Palermo e di Brescia, ma è la prima che risponde ad un ricorso presentato dallo Spi Cgil e presenta una formulazione di grande incisività e chiarezza. In particolare sottolinea come il decreto Poletti non ponga rimedio ai danni a carico dei pensionati prodotti dalla L. 214/2011, ma, mentre da un lato si limita a ridurne l’entità, dall’altro ne proroga gli effetti negativi, introducendo un diverso sistema di rivalutazione che si sovrappone, peggiorandolo, a quanto previsto dalla legge Letta.
Evidenzia, inoltre, la scarsa aderenza dello stesso decreto Poletti a quanto indicato dalla sentenza della Corte Costituzionale, poiché reitera i medesimi principi (ed errori) della Legge 214/2011, appellandosi solo a una generale esigenza di risparmio dovuto allo squilibrio dei conti pubblici, senza spiegare perché il prelievo viene fatto solo ai danni dei pensionati. In Liguria sono 182.516 i pensionati che percepiscono una pensione superiore a 3 volte il minimo, dei quali 110.324 in provincia di Genova, 17.464 in provincia di Imperia, 23.570in provincia di La Spezia e 31.158 in provincia di Savona. È questo il livello di reddito oltre il quale si applicano le penalizzazioni previste dalla Legge 214/2011. Di questi, circa 10 mila si sono recati presso le nostre sedi e, senza alcun esborso tranne il costo della raccomandata, hanno spedito alla sede Inps di competenza la lettera di diffida che serve a interrompere i termini della prescrizione, che scadranno il 31 dicembre 2016. "L’interruzione dei termini è indispensabile - scrive il sindacato -, lo ribadiamo, per fruire dei benefici derivanti da un’eventuale pronuncia a nostro favore da parte della Corte Costituzionale. Invitiamo quindi tutte le pensionate e i pensionati che nel 2011 percepivano una pensione (o più pensioni) che, complessivamente, era superiore a € 1.405,05 lordi (pari a circa € 1.129,27 netti) a rivolgersi alle nostre sedi, per compilare la lettera di diffida da inviare alla competente sede Inps con lettera raccomandata, al fine di tutelarsi e mettersi nella condizione di accedere ai futuri possibili benefici. Lo Spi Cgil rivendica per tutte le pensionate e i pensionati non un bonus, ma un diritto", conclude.