“Il referendum sul fiscal compact è servito a porre il tema della lotta contro l’austerity in modo forte”. Ivan Pedretti, della segreteria nazionale Spi-Cgil, ci crede ancora. “L’obiettivo può essere raggiungibile, ma lo sforzo che stiamo facendo in ogni caso non sarà vano, anche nel caso malaugurato di un mancato raggiungimento delle cinquecentomila firme: senza i referendum, questo dibattito non sarebbe mai decollato, sarebbe rimasto una questione per pochi”.

Rassegna Quella dell’austerity, invece, per lo Spi è una delle questioni centrali...

Pedretti Non possiamo avere una camicia di forza così stretta, o si rende più flessibile il ricorso alla finanza pubblica per consentire le politiche d’investimento, come è stato fatto ad esempio negli Stati Uniti, dove si è battuto moneta per finanziare gli investimenti, oppure rischiamo di rimanere nella trappola del declino. Specie in un paese che non fa la patrimoniale e che interviene solo per tagliare su lavoro dipendente e pensioni e dove la crisi ha pericolosamente allargato la forbice delle diseguaglianze. Abbiamo sedici milioni di pensionati che aiutano figli e nipoti, ma non ce la fanno più: di questo passo si va verso l’impoverimento generale del Paese. Non mi pare una grande politica.

Rassegna Quindi?

Pedretti Bisogna chiedere con forza alla Germania di cambiare strategia, nel suo stesso interesse, visto che l’export tedesco in Europa comincia a mostrare il fiato grosso.

Rassegna Ma la loro economia resta la più forte.

Pedretti Vero, perché i tedeschi hanno saputo investire in innovazione e qualità, mentre noi su questo paghiamo vent’anni di ritardo, anche per i limiti di una classe imprenditoriale che in molti casi ha preferito investire sulla finanza più o meno allegra, piuttosto che sull’economia reale.

Rassegna Se parte dell’opinione pubblica tedesca sarebbe favorevole a una politica più espansiva, forse anche perché preoccupata dagli ultimi dati sul Pil, il partito del rigore resta quello più forte.

Pedretti Credo che in parte pesi anche la paura atavica di non ripetere l’esperienza tragica di Weimar, anche se la democrazia è molto più forte e consolidata che ottant’anni fa.

Rassegna Tornando all’Italia, il nostro sistema fiscale è tra i più penalizzanti nei confronti dei pensionati. Eppure già i famosi 80 euro, nell’attuale situazione, appaiono quasi un’utopia.

Pedretti Siamo perfettamente consapevoli che con una crisi grave come questa la preoccupazione principale è quella di far ripartire gli investimenti e il lavoro: se non succede questo, sarà difficile trovare le risorse per chiunque, pensionati compresi. Detto questo, quella che poniamo è una questione di giustizia: se è vero come è vero che il beneficio degli 80 euro è riconosciuto in ragione del reddito, pensionati e lavoratori devono essere trattati nella stessa maniera.

Rassegna E torniamo al problema delle coperture…

Pedretti I pensionati non possono sempre fare da cassa. Abbiamo i prelievi fiscali più alti d’Europa, ci rallentano la rivalutazione delle pensioni, riconoscono un bonus sui redditi medio-bassi e noi ne veniamo esclusi. Abbiamo sedici milioni di cittadini, in sintesi, penalizzati in tutto, anche dal punto di vista dei servizi socio-sanitari, sui quali si continua a tagliare, con il rischio di spendere di più in prospettiva, perché quello che si taglia in welfare, cioè in prevenzione e assistenza, si rischia di pagarlo più tardi con gli interessi.

Rassegna Sarà, ma intanto c’è chi continua a ipotizzare sacrifici maggiori a carico dei pensionati, magari sotto forma di contributi di solidarietà a carico di quelli che godono del sistema retributivo.

Pedretti Evidentemente sta proseguendo un’operazione tesa a dividere il paese in due, spacciando i pensionati per privilegiati. Ma i pensionati hanno già dato, e in abbondanza: le loro pensioni non sono un privilegio, ma il frutto di 35-40 anni di lavoro, soldi loro che sono stati prestati al sistema previdenziale e che tornano sotto forma di pensione. Non c’è stato nessun privilegio: se ci sono stati abusi, lo Stato intervenga su quelli, senza generalizzare e mettere sotto accusa il retributivo, che era previsto da una legge dello Stato. Intervenire a posteriori significa imbrogliare le carte e ledere diritti.