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La Commissione Europea lancia un piano di investimenti per quasi 500 milioni di euro da destinare alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio colturale di cinque regioni del sud Italia (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). E' quanto stabilito il 13 febbraio con l'adozione del Programma operativo (PON) 'Cultura e Sviluppo' per gli anni 2014-2020 che prevede un budget complessivo di 490,9 milioni di euro, di cui 368,2 milioni (pari al 75%) stanziati dall'UE attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il restante derivante dal cofinanziamento nazionale.
“Si tratta di una importante opportunità - spiega il dipartimento Ambiente e territorio della Cgil - che va nella direzione sostenuta e sollecitata da tempo dal sindacato, anche nel Piano del Lavoro”. Con gli investimenti previsti dal Programma 'Cultura e Sviluppo', le cinque regioni interessate, prosegue la Cgil “non solo potranno mettere in sicurezza e potenziare la fruizione dello straordinario patrimonio artistico e culturale, ma anche stimolare e supportare le imprese nei settori ad esso collegati, creando evidenti possibilità di crescita economica e occupazionale di qualità”.
Sono questi, infatti, i principali obiettivi del programma, attraverso il quale la Commissione Europea conta di raggiungere risultati ambiziosi: 560mila nuove visite l'anno nei siti culturali che beneficeranno dei fondi UE, pari a 4,4 milioni di nuovi visitatori; lavori di restauro e ristrutturazione su una superficie di 277,375 mq; sostegno a 1.735 piccole e medie imprese; aumento degli investimenti privati nel settore culturale che andranno dal 6,9% al 7,1% del PIL.
L'attuazione del programma di investimenti verrà affidata al MiBACT, che ne è titolare, il quale si avvarrà delle sue articolazioni territoriali (Segretariati regionali, Poli museali, Soprintendenze) in raccordo e coordinamento con le Amministrazioni regionali, con le quali saranno sottoscritti specifici Accordi Operativi di Attuazione (AOA). “Auspichiamo – prosegue il sindacato - l'apertura di un confronto su questi temi con le amministrazioni regionali interessate, da tenersi prima dell'adozione degli accordi operativi, per valutare obiettivi, strumenti e modalità, rivendicando la partecipazione democratica di popolazione e parti sociali nella definizione del futuro economico e di sviluppo del territorio” conclude la Cgil.