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"Una tassa patrimoniale sulla ricchezza potrebbe essere utile ad un riequilibrio sociale sociale in Italia, dove la crisi ha acuito le disuguaglianze". Attenzione, stavolta a dirlo stavolta non è la Cgil, che da anni spinge per questa soluzione, ma l'Ocse, che ha pubblicato due rapporti - "The Role and Design of net wealth taxes", dedicato proprio alle tasse sulla ricchezza netta, e "Taxation of household savings", una fotografia dei vari sistemi fiscali messi a confronto - dai quali emerge che un'imposta patrimoniale sarebbe utile al nostro paese.
In generale, spiega l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la necessità di adottare "una tassa sulla ricchezza netta" è bassa nei Paesi dove sono applicate su larga scala le tasse sui redditi e sui capitali personali e dove le tasse di successione sono ben disegnate. Al contrario, potrebbe funzionare ed essere utile dove la tassa di successione non esiste (in Italia c'è una franchigia a 1 milione di euro) e dove le imposte sui redditi sono particolarmente basse.
In Italia dunque, la patrimoniale potrebbe contribuire a "ridurre i divari a un ritmo più veloce". Anche perché il paese è tra quelli nei quali - dice sempre l'Ocse - "dopo la crisi, sono proseguite le tendenze verso una maggiore disuguaglianza di ricchezza". Dati comparabili per sei paesi interni all'organizzazione internazionale (Australia, Canada, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti) indicano che, dalla crisi, la concentrazione di ricchezza al vertice è aumentata in quattro di essi (Italia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Regno Unito), mentre la disparità di ricchezza nella parte inferiore della distribuzione è aumentata in tutti i paesi tranne il Regno Unito".
"Da tempo la Cgil avanza la proposta di inserire una tassazione sui patrimoni per affrontare quella che ormai è diventata un’emergenza sociale: il divario sempre crescente tra ricchi e poveri”, ricorda Cristian Perniciano, responsabile delle politiche fiscali della Cgil nazionale. “L’Italia - prosegue il dirigente sindacale - è tra i Paesi europei in cui le disuguaglianze sono più acute, soprattutto patrimoniali, una delle cause principali è la concentrazione di patrimonio improduttivo che distrae risorse dal virtuoso circolo della produzione-redistribuzione. Per questo riteniamo indispensabile un intervento che tassi le grandi ricchezze per ripristinare l’equità fiscale nel nostro Paese”.
“Dall'imposizione della tassa patrimoniale - conclude Perniciano - si ricaverebbero importanti risorse che potrebbero essere investite nel finanziamento di un Piano straordinario di creazione di occupazione, in particolare giovanile, e favorire così la riduzione delle disuguaglianze”.
Nel 2015 la Cgil, nel suo documento di valutazione e del Def, presentò la sua proposta di applicazione dell'imposta patrimoniale: "Si tasserebbe solo il 5% delle famiglie italiane finanziariamente più ricche, con aliquota progressiva per la parte eccedente i 350mila euro - spiegava il sindacato - E il gettito potenziale sarebbe di 10 miliardi di euro l’anno".