La strada sembra finalmente essere quella giusta. Il dialogo tra sindacati e Italiaonline sul durissimo piano di riorganizzazione presentato dall’azienda è ripartito con il piede giusto. Nell’incontro di giovedì 21 giugno a Roma, che si è tenuto presso il ministero del Lavoro, l’ex Seat ha fatto aperture e mostrato disponibilità, confermando l’intenzione di voler perseguire la strada dell’accordo sindacale. Uno spirito di collaborazione subito còlto da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che ora guardano con maggiori speranze ai due prossimi incontri, già in calendario per giovedì 28 giugno e lunedì 2 luglio (giorno in cui, senza una soluzione, partiranno le lettere di licenziamento).

Il piano di riduzione del personale prevede 400 esuberi nelle sedi Italiaonline di tutto il territorio nazionale. Nel corso del confronto di giovedì 21 “l’azienda ha ribadito – scrivono i sindacati – che intende perseguire la strada dell’accordo sindacale e si dichiara disponibile a valutare gli strumenti più efficaci per la conduzione di questa complicata vertenza, escludendo il ricorso al contratto di solidarietà, ritenendola soluzione non percorribile dal punto di vista della gestione del nuovo piano organizzativo”.

I temi sollevati unitariamente al tavolo dalla rappresentanza sindacale, giudicati “di buon senso” anche dal ministero del Lavoro, vanno nella direzione di un “accordo che salvaguardi la tenuta sociale e professionale in tutte le sedi attive, a partire da quella di Torino che rischia la chiusura”. L’azienda, tenuto conto del progetto di digitalizzazione che intende perseguire, adesso lavorerà a un documento da presentare nel prossimo vertice del 28 giugno “che recepisca le proposte sindacali e serva da punto di partenza per una discussione seria e approfondita che superi lo stallo attuale”.

Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil puntano a un significativo abbassamento del numero complessivo degli esuberi, obiettivo cui possono contribuire molteplici fattori: “Il numero consistente di dimissioni volontarie verificatesi in seguito all’apertura della procedura di licenziamento che devono essere sottratte ai 400 previsti inizialmente; la possibilità di reinserimento di parte dei lavoratori in esubero all’interno delle controllate appartenenti al perimetro del gruppo; l’incremento del numero dei lavoratori impiegati all’interno della Digital Factory di prossima costituzione; la necessità di riconsiderare il piano di esternalizzazioni, causa di parte degli esuberi, in un’ottica responsabile che faciliti un ulteriore reinserimento di forza lavoro, valutando il ripristino anche di ruoli commerciali che richiedono competenze di alto profilo professionale già presenti in azienda, operazione di sicuro valore strategico per gli obiettivi di incremento di fatturato”.

Da parte propria, Italiaonline ha ribadito “la disponibilità a concedere esodi incentivati, soluzione condivisa dalla parte sindacale, ma che a oggi appare del tutto inadeguata nel meccanismo e nella consistenza”. Parziali aperture, dunque, che dovranno essere contenute e verificate nel documento, che però non trattengono i sindacati dal considerare “imprescindibile un percorso di mobilitazione a sostegno della vertenza, con l’obiettivo comune di costruire un’intesa che escluda qualunque effetto traumatico nei confronti dei lavoratori”.

Nei cinque precedenti summit con Italiaonline (il penultimo era del 13 giugno), Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil avevano ottenuto qualche piccolo risultato. Soprattutto riguardo all’importante sede di Torino, che nelle intenzioni dell’azienda inizialmente doveva essere chiusa. L’ultima formulazione, che a questo punto presumibilmente potrà essere superata nell’incontro del 28 giugno, prevedeva il mantenimento di un presidio a Torino con circa 80 persone nelle funzioni di amministrazione, credito e nelle attività legate alla gestione degli elenchi telefonici. Altri 80-90 lavoratori sarebbero stati trasferiti nella sede di Assago (Milano), con il riconoscimento della copertura integrale dei costi di viaggi in treno per la durata di un anno.

Per 60-70 dipendenti ci sarebbe stata il ricollocamento in una nuova società, denominata Digital Factory, che è però ancora tutta da definire. A questo punto gli esuberi scenderebbero a circa 150, cui vanno sommati ulteriori 152 distribuiti nelle varie sedi italiane. Il piano di riorganizzazione per loro prevede la cassa integrazione per 18 mesi a causa della “cessazione parziale di attività”: non ci sarebbero prospettive di riassunzione e, considerata l’alta età media di questi lavoratori (intorno ai 50 anni), anche le possibilità di trovare un nuovo impiego sarebbero molto ridotte. Italiaonline, infine, avrebbe messo a disposizione del piano di ristrutturazione incentivi all'esodo pari a 18 mensilità lorde (più outplacement) e finanziamenti, per ora di entità non precisata, per la formazione e la riqualificazione professionale.