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Quello che viene definito “il mondo delle partite Iva” è in realtà un universo molto complesso. A seguito delle modificazioni produttive, tecnologiche e sociali, il lavoro autonomo si è evoluto. Sono emerse nuove tipologie di lavoratori, alcuni conservando le caratteristiche tipiche dei self-employed, altri con caratteristiche parzialmente comuni al lavoro subordinato. A questo fenomeno si accompagna, in Italia e in Europa, una nuova domanda sociale, di rappresentanza e miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, spesso precarie, di consulenti, professionisti e free lance. Una sfida che riguarda sia la politica che i soggetti sociali.
Come Agenquadri crediamo che la priorità sia quella di superare la frammentazione del lavoro a partire dal riconoscimento universale dei diritti e delle tutele fondamentali a tutti i lavoratori, compresi coloro che hanno contratti di lavoro autonomo. Universalità, specificità e flessibilità. Da tempo sosteniamo la necessità di un intervento strutturale sui lavoratori autonomi, che metta ordine ai temi fiscali e previdenziali e preveda tutele efficaci. Finalmente governo e Parlamento sembrano essersi avviati in questa direzione, con le previsioni contenute nella bozza di legge di stabilità e con il collegato partite Iva, seppure con alcuni limiti e carenze.
Dopo anni di incertezze, i lavoratori autonomi, soprattutto quelli giovani o a basso reddito, potrebbero avere un regime fiscale agevolato stabile, coerente con il modello che anche noi abbiamo proposto: un livello di agevolazioni di carattere generale, per tutti i lavoratori che non superano i 30.000 euro di reddito annuale, con un’aliquota Irpef agevolata al 15%; un secondo, di sostegno ai giovani e all’avvio di nuove attività, con aliquota Irpef al 5%. Mentre è prevista anche la piena deducibilità delle spese per la formazione professionale, che avremmo preferito limitata alla formazione realizzata da soggetti riconosciuti, anche attraverso sistemi di accreditamento pubblici o bilaterali.
Ma i maggiori problemi di chi oggi sceglie la carriera professionale sono legati alla possibilità di godere di tutele sociali dignitose ed efficaci. Da anni chiediamo il blocco strutturale dell’aliquota contributiva al 27%, mentre il governo si limita a proporre il blocco solo per il 2016. Ci auguriamo che la discussione parlamentare possa andare oltre, anche con le ipotesi che si stanno avanzando e che prevedono la possibilità di scelta del lavoratore tra due diversi livelli di aliquota.
Passando al tema delle tutele, non possiamo non vedere che per le lavoratrici autonome l’obbligo dell’astensione dal lavoro con modalità rigide, nel periodo della maternità, significa dover scegliere tra rinunciare all’indennità o mettere a rischio il proprio futuro professionale. Le lavoratrici devono poter gestire in modo flessibile i periodi di astensione dal lavoro. Il collegato partite Iva va in questa direzione, ma spingendosi fino a eliminare l’obbligo di astensione. Non prevede invece la possibilità di astensione dal lavoro per i padri, questione che riteniamo essenziale per favorire una giusta condivisione della genitorialità.
Per una partita Iva poi, accedere alle tutele previste in caso di malattia con le regole attuali è quasi impossibile. Per rendere esigibile questo diritto è necessario estendere il periodo di garanzia coprendo anche il decorso domiciliare, con la stessa indennità prevista per il ricovero. E con la possibilità di sospendere i versamenti contributivi e fiscali fino alla ripresa dell'attività. Le proposte contenute nelle bozze vanno in questa direzione, seppure parzialmente.
Permangono tuttavia alcuni nodi critici, che abbiamo segnalato anche durante l’audizione in commissione Lavoro della Camera dei deputati. Soprattutto sui temi fiscali, assistiamo a una confusione tra lavoratori autonomi, commercianti e artigiani, con il risultato, già verificatosi con la precedente legge di stabilità, che il regime di agevolazione favorisca soprattutto questi ultimi. Non solo. Si manifestano pressioni per la nascita di nuovi soggetti di mutualità per le partite Iva. Nel lavoro dipendente, il welfare pubblico è efficacemente integrato dalla bilateralità contrattuale. Riteniamo che legislazione e azione di governo dovrebbero facilitare l’inclusione dei lavoratori autonomi all'interno di questi strumenti, semplificando il sistema.
Ci sono infine tre questioni che sono lasciate fuori dalle proposte di legge, nonostante l'importanza che esse rivestono. La prima è quella di un nuovo ammortizzatore sociale, di sostegno al reddito, che si attivi quando il lavoratore entra in stato di crisi e non solamente dopo la chiusura dell’attività, quando ormai è troppo tardi. Un sostegno efficace, misurato sul reddito annuale, deve prevedere un intervento integrativo e non sostitutivo del reddito e venire accompagnato da strumenti di controllo sulla genuinità della condizione di lavoro autonomo. La seconda riguarda il tema dei compensi. Finché i compensi dei lavoratori autonomi, soprattutto dei giovani, rimarranno bassi come quelli di questi anni, qualsiasi discussione sul welfare rischia di essere inadeguata. Noi continuiamo a pensare, e lo abbiamo ribadito in commissione, che le scorciatoie legislative non siano utili e che vada seguita la via maestra dell’inclusione nella contrattazione collettiva e il conseguente agganciamento dei compensi alle retribuzioni contrattuali, con modalità che vanno definite anche a livello di singolo ccnl.
Da ultimo, il superamento della frammentazione del lavoro a cui abbiamo assistito in questi anni è risolvibile solo con la definizione di una nuova normativa generale che stabilisca i diritti fondamentali per tutte le persone che lavorano, lasciando spazio per una normativa successiva che declini modalità e strumenti specifici per le diverse tipologie. È quello che la Cgil ha chiamato nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e che rimane l'orizzonte verso cui ci muoviamo. Su questi temi Agenquadri continuerà a insistere, anche nella discussione parlamentare che si sta adesso avviando.
*Presidente di Agenquadri