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Dopo ventuno mesi dalla sua scadenza è fermo il confronto tra le parti per il rinnovo del contratto nazionale panificazione e affini sottoscritto da Fai, Flai e Uila e Federpanificatori e Fiesa-Confesercenti. Nonostante la volontà dei sindacati di categoria di procedere quanto prima al rinnovo del ccnl, in linea con quanto già fatto negli altri comparti del settore agroalimentare, le associazioni dei panificatori, Fippa e Fiesa, hanno rigettato qualsiasi ipotesi di rinnovo, costituendo – di fatto – più un freno che un’opportunità per lo sviluppo dell’intero settore.
Il settore ha visto negli ultimi anni l’avanzare di fenomeni distorsivi e lesivi dei diritti dei lavoratori. Oltre a un dato cronico costituito dal lavoro nero e grigio, proliferano forme contrattuali spurie, dagli appalti alla somministrazione fino all’esplosione dei voucher. Tutte ciò crea un danno al settore, sia sul versante imprenditoriale, falsando la libera concorrenza attraverso dumping contrattuale, sia sul versante della qualità del lavoro, sempre meno qualificato e tutelato, incidendo sulla qualità dei prodotti.
Un sano confronto tra le parti, dunque, dovrebbe portare ad un rinnovo del ccnl quale strumento di contrasto all’illegalità e come opportunità di rilancio di un settore sempre più esposto alla concorrenza internazionale e all’aggressività della grande distribuzione organizzata. La tipicità del pane fresco artigianale e di qualità si difende restituendo centralità a un settore che rischia di diventare una vera e propria giungla, il rinnovo del contratto di settore è prerequisito affinché ciò avvenga. Serve stimolare innovazione di processo e di prodotto, utilizzare la bilateralità come leva al servizio degli imprenditori e dei lavoratori, sensibilizzare le Istituzioni ad intraprendere azioni di sostegno al settore, rilanciando politiche per un’alimentazione sana e di qualità, di cui il pane fresco è elemento essenziale. Senza il contratto nazionale ciò non sarà possibile.
Le associazioni datoriali lamentano un calo dei consumi del pane fresco ma contestualmente crescono i prezzi al consumo (+7% dal 2008 ad oggi) nonché il valore aggiunto delle produzioni, costituito dalla diversificazione dei prodotti da forno (cracker, grissini, focaccia, etc). Allo stesso tempo il prezzo del grano non è mai stato così basso (tornato ai livelli del 2009, minimo storico), il che dovrebbe garantire margini di guadagno più alti per le 25.000 imprese che producono attraverso il lavoro di circa 80.000 addetti. Ancora adesso in Italia, nonostante la crisi dei consumi, le famiglie italiane spendono circa 22 miliardi l’anno per l’acquisto dei prodotti da forno, un business che è il frutto del lavoro e della professionalità di migliaia di addetti.
In questo contesto è fuori luogo e arcaica la proposta delle associazioni datoriali di disconoscere il valore del contratto nazionale di lavoro per rimodellare su base territoriale eventuali aumenti contrattuali. Si creerebbe così uno scenario più simile alle gabbie salariali che un esercizio volto a una contrattazione moderna e nell’interesse del settore. Stesso discorso per l’assurda pretesa di Fippa e Fiesa di eventuali bonus economici ai dipendenti attraverso una valutazione delle performance ad personam, un approccio discriminatorio e obsoleto che riporterebbe il settore agli inizi del secolo scorso piuttosto che traghettarlo in un futuro all’insegna dell’innovazione e della qualità.
Per questo abbiamo lanciato una mobilitazione straordinaria di tutto il settore, che ha visto scioperi di otto ore in tutte le realtà industriali che applicano il ccnl panificazione e affini sottoscritto con Fippa e Fiesa e numerosi presìdi che si terranno tra il 21 e il 22 ottobre nelle principali città italiane (qui tutti gli appuntamenti), per sensibilizzare i consumatori di pane fresco, le istituzioni competenti e le numerose realtà artigiane del comparto. Un pane di qualità è possibile produrlo solo attraverso un lavoro di qualità, pertanto il rinnovo del contratto e la pronta ripresa del confronto tra le parti è un passaggio imprescindibile che auspichiamo possa concretizzarsi quanto prima.
Ivana Galli è segretario generale della Flai Cgil