Un alberello di ulivo alla memoria di Giuseppe Puntarello piantato a Ventimiglia di Sicilia dai ragazzi delle scuole elementare e media. Così la Cgil Palermo e l'amministrazione comunale hanno ricordato oggi la figura del dirigente della Camera del lavoro del paese ucciso il 4 dicembre del 1945, negli anni in cui la mafia assassinava i dirigenti sindacali per piegare il movimento contadino in lotta per le terre.
Prima alle 10 la deposizione di una corona di fiori davanti alla sede della Camera del Lavoro, intestata a Puntarello nel marzo scorso. Poi la piantumazione dell'albero all'Ic “Don Rizzo” e le testimonianze di tantissimi studenti. Alla commemorazione hanno partecipato Antonio Rini, sindaco del paese, il dirigente scolastico Vincenzo Di Salvo, Antonella Azoti e Placido Rizzotto, figlia e nipote di due sindacalisti uccisi, Gino Anzalone, responsabile Flai Cgil di Ventimiglia, i nipoti Giuseppe Rizzo e Giuseppe Puntarello, Dino Paternostro, responsabile dipartimento legalità della Cgil Palermo e Calogero Guzzetta, della segreteria Cgil Palermo.
“Il preside ha annunciato che da quest'anno inizierà nelle classi un lavoro di approfondimento sulla storia dei sindacalisti uccisi dalla mafia in modo che si trasformi in un'attività ricorrente e la memoria diventi patrimonio di tutti – dichiara Dino Paternostro - E soddisfazione è stata espressa dai due nipoti, contenti che dopo tanti anni di buio il ricordo del loro nonno stia diventando patrimonio dell'intera comunità e dei ragazzi delle scuole, che potranno tramandarlo alle generazioni future”.
È toccato al segretario Calogero Guzzetta spiegare ai bambini delle elementari e ai ragazzini delle medie l'importanza del mestiere del sindacalista. “Se urlate da soli la vostra voce è debole, insieme si trasforma in boato e c'è più probabilità che le vostre richieste vengano ascoltate ha detto Guzzetta - Questo significa stare insieme e alzare la voce. E questo facevano Puntarello e gli altri: non andavano da soli a fronteggiare la mafia ma stavano alla testa di un movimento in modo da farsi sentire”. Guzzetta nel suo excursus si è soffermato anche sulla strage di Portella: “La mafia in quella occasione uccise un bambino di 8 anni e una ragazzina di 12 anni. Non ebbe pietà nemmeno dei più piccoli”.