Fiom Fim e Uilm di Palermo in una lettera spedita oggi al Mise, al presidente della Regione, ai deputati e senatori eletti a Palermo, ai capigruppo all’Ars e ai presidenti delle commissioni, esprimono preoccupazione per le prospettive industriali e occupazionali dello stabilimento AnsaldoBreda di Carini.

“L’azienda, contrariamente a quanto concordato nei tavoli ministeriali, non ha prospettato la progressiva saturazione degli organici dello stabilimento. Prova ne sia che solo una parte dei 165 lavoratori è attualmente occupata a Carini, mentre 25 si trovano in cassa integrazione ordinaria e circa 35 sono in trasferta permanente negli stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria”, sottolineano i segretari di Fiom, Fim e Uil Palermo Francesco Piastra, Ludovico Guercio e Vincenzo Comella.

Nell’ultimo incontro tenutosi a Roma, nel corso del quale la società ha illustrato il piano industriale e il piano degli investimenti relativi a tutti gli stabilimenti, è emerso che per Carini non si prevedono adeguati carichi di lavoro né investimenti.

“La decisione dell’Ansaldobreda di non saturare la forza lavoro dello stabilimento, unitamente alla mancanza di un piano di investimenti - prosegue la nota - lascia presagire una progressiva dismissione del sito, se si considera anche il fatto che sia la holding sia Ansaldobreda non hanno prospettato nulla per il futuro. Tale scelta è inaccettabile, in considerazione anche del fatto che la società ha in portafoglio numerose commesse che possono garantire il peno impiego dei lavoratori nei vari stabilimenti, rendendo addirittura necessarie nuove assunzioni. E che nei prossimi anni si prevede un incremento degli appalti nel settore delle costruzioni di materiale rotabile, con opportunità di lavoro nei segmenti produttivi nei quali è specializzata Ansaldobreda”.

Piastra, Guercio e Comella rivolgono un appello a tutte le istituzioni. Al Ministero per lo Sviluppo economico chiedono di convocare un tavolo con Finmeccanica e Ansaldobreda, al presidente Crocetta una riunione preparatoria presso la Presidenza e ai partiti adeguate iniziative per assicurare al sito di Carini i carichi di lavoro e gli investimenti utili a rilanciare la fabbrica e a mantenerla nell’ambito del gruppo.