“La controriforma della pubblica amministrazione, il cui iter legislativo si concluderà con i decreti attuativi della legge delega 15, viene oggi presentata quasi come fosse un elemento nuovo del dibattito. In realtà l'incontro tra governo e parti sociali di ieri non aggiunge nulla di nuovo”. Così il leader della Fp Cgil, Carlo Podda, dopo le parole del ministro Renato Brunetta secondo il quale “se persino la Cgil ha avuto un atteggiamento di favorevole attesa, c’è da dire che abbiamo fatto un buon lavoro”.

Il leader sindacale parla
di “una controriforma imposta senza confronto, senza spazi di intervento per le organizzazioni sindacali, ma soprattutto di un provvedimento che riporta indietro di 20 anni le lancette del diritto del lavoro nel pubblico impiego, riconsegnando alla politica il pieno dominio sulla pubblica amministrazione”. All'indomani della morte di Gino Giugni, osserva Podda, “appare davvero una beffa vedere la legge e la politica che si riappropriano degli spazi della democrazia sindacale e della contrattazione”.

Il giudizio della sigla di categoria
resta dunque negativo: “Questa controriforma sarà presto misurabile in base alle performance della nostra pubblica amministrazione. Già oggi possiamo dire che, al netto del populismo con cui si manipolano i dati sulle assenze, i servizi nel nostro paese non hanno giovato affatto di quella che viene impropriamente chiamata ‘cura Brunetta’, che in realtà appare più come un rimedio miracoloso, di quelli che gli imbonitori del vecchio West vendevano promettendo la guarigione da tutti i mali”.

Nel frattempo, aggiunge Podda,
“attendiamo la convocazione da parte del governo del tavolo chiesto unitariamente da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa. In quella sede sarebbe utile affrontare un rilancio partecipato, magari non urlato e che non faccia ‘prigionieri’, della nostra pubblica amministrazione e dei servizi collettivi. Rilancio che a nostro avviso non può che partire dal rinnovo dei contratti”. In caso contrario, conclude nota, “in assenza cioè di risposte concrete, dopo un anno e mezzo di chiusure e forzature, e soprattutto in assenza di soluzioni efficaci per la modernizzazione del sistema, la nostra mobilitazione sarà inevitabile”.