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"Altro che riforma, il ddl Madia è una somma di provvedimenti che scarica la spending review sui cittadini e sul lavoro, indebolisce la struttura della Pubblica amministrazione e ristabilisce un potere fortissimo della politica. È il contratto lo strumento con cui attuare una vera riforma". Questo il giudizio espresso dalla Cgil sul disegno di legge delega approvato oggi in via definitiva.
“Nel testo si susseguono una serie di interventi spot senza un'anima, che non poggiano le basi su un progetto strutturato di integrazione e riorganizzazione della Pa in grado di tener conto dei diversi bisogni del territorio e della specificità dei singoli settori. Si va dalla soppressione del Corpo Forestale al numero unico per le emergenze, dalle semplificazioni ai tagli senza un fine altro dal fare cassa. Si taglia indistintamente senza sapere dove si andrà: lo hanno già fatto con le Province e, negli ultimi anni, su istruzione e politiche sociali, ora lo stanno facendo sulla sanità. Ma gli unici effetti di questi provvedimenti sono stati l'aumento della spesa delle amministrazioni a causa del ricorso alle esternalizzazioni e la crescita della corruzione, con un grande inasprimento del costo delle prestazioni per i cittadini. Così non si ‘riforma’, così si ‘smantella’ la Pubblica Amministrazione. E a pagare saranno i più deboli ed i lavoratori”.
La Cgil quindi prosegue: "Nel provvedimento non si risponde né al bisogno di contenere gli sprechi, né a quelli di semplificare e migliorare l'efficienza della PA o di ampliare e riorganizzare i servizi, che rischiano invece di essere penalizzati. In compenso, come denunciamo fin dai primi passi dell'iter legislativo, la politica torna a controllare la dirigenza, si allontanano le amministrazioni dal territorio e si rende incerto il destino di migliaia di lavoratori, a partire da quelli delle società partecipate che garantiscono servizi pubblici. Inoltre assistiamo a una pericolosa rilegificazione del rapporto di lavoro e a una riduzione degli spazi di negoziazione altrettanto grave".
"Non è con le norme che si può riformare e innovare davvero la PA: è necessario coinvolgere chi vi lavora. Per questo, come abbiamo già fatto in più occasioni, anche dalle piazze, ribadiamo: per una vera riorganizzazione che guardi contemporaneamente ai servizi, ai cittadini e alle casse dello Stato, occorre rilanciare la contrattazione nazionale. La sentenza della Consulta è chiara: il blocco dei contratti è illegittimo, i tavoli di trattativa devono essere aperti e in questo ambito occorre dare il via ad un confronto concreto su come intervenire nei vari settori, evitando gli spot senza anima. Motivo per cui la nostra mobilitazione continuerà", conclude il sindacato.