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"Il confronto in corso con il ministero della Pubblica amministrazione non può dirsi esaurito. Il testo consegnato non rende del tutto chiaro il riequilibrio tra legge e contrattazione a favore della contrattazione, punto centrale dell'accordo del 30 novembre tra governo e Cgil, Cisl e Uil". Così il segretario confederale della Cgil Franco Martini al termine dell'incontro di questo pomeriggio a Palazzo Vidoni.
"Sono da apprezzare - sottolinea Martini - le dichiarazioni della ministra Madia sul superamento del precariato, che per concretizzarsi necessitano della condivisione del Mef, e sulla volontà di procedere al rinnovo dei ccnl, ma occorre che il testo del decreto attuativo sia coerente con quanto affermato e con il contenuto dell'accordo siglato".
"Occorre - spiega il dirigente sindacale - chiarire l'effettiva autonomia contrattuale e la sua possibilità di intervenire realmente sui processi di riorganizzazione della pubblica amministrazione; occorre rendere esplicito l'investimento sulle risorse umane, sia sul piano economico che su quello della valorizzazione professionale".
"Abbiamo chiesto che il testo che verrà presentato al Consiglio dei ministri recepisca subito alcune proposte avanzate dai sindacati, in particolare - specifica il segretario confederale Cgil - sugli articoli 2, 5 e 40 della bozza di decreto". "Nelle prossime ore - conclude Martini - verificheremo la volontà del governo di rispettare gli impegni assunti con l'accordo del 30 novembre, chiedendo una verifica politica se ciò non dovesse avvenire".
Ieri i tecnici del ministero hanno lavorato alla bozza del testo per verificare le modifiche richieste dai sindacati. Dopo il primo confronto, infatti, la ministra si era impegnata a riformulare alcune parti che erano state contestate con la motivazione che non rispettavano esattamente l'accordo siglato il 30 novembre scorso. In particolare, l'intesa impegnava il governo a "rivedere gli ambiti di competenza, rispettivamente della legge e della contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale" e a riformare l'articolo 40, comma 3-ter del precedente Testo unico.
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Secondo quanto anticipato dall'Ansa, il piano straordinario per le assunzioni coprirà il triennio che va dal 2018 al 2020 e si snoderà su un doppio binario: da una parte si darebbe la possibilità di trasformare in fisso chi già lavora in una data amministrazione a tempo determinato ed è stato selezionato tramite concorso; dall'altra si consentirà di aprire bandi che destinino almeno il 50% dei posti disponibili al personale interno con contratti di lavoro flessibile. Quindi chi ha già fatto un concorso può essere assunto senza doverne fare di nuovi, mentre gli altri avranno l'opportunità di poter partecipare a un concorso contando su una riserva, su una quota consistente di posti a loro dedicati.
È ancora da stabilire il numero dei precari che sono interessati alla stabilizzazione. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia è in attesa di una stima precisa da parte della Ragioneria dello Stato. I sindacati parlano di circa 80 mila persone: di queste la maggior parte sono lavoratori a tempo determinato, e quasi sempre vincitori di concorso, mentre tutti gli altri sono atipici a vario titolo, dai collaboratori ai contratti a progetto.
"Mettiamo fine al precariato" ha detto Marianna Madia, secondo quanto riferisce l'Ansa, durante l'incontro con i sindacati. Per la ministra si tratta infatti di un fenomeno che rappresenta "un danno gravissimo alla reputazione della Pa" e che impedisce ai giovani di poter offrire pienamente la loro professionalita'. Insomma, ha sottolineato la ministra, "un'ingiustizia enorme che va superata". E la soluzione passerà per misure come quelle che hanno interessato i precari dell'Istat e delle scuole dell'infanzia.