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“Raggiunto l'accordo sulla riduzione dei comparti, ora il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito, mettendo le risorse necessarie. Il sindacato ha fatto la sua parte, adesso tocca al governo fare la sua”. Così Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil commentano l'accordo raggiunto nella notte all'Aran, dopo 17 ore di trattativa, sulla riduzione da dodici a quattro dei comparti pubblici.
Con questa intesa, affermano, “abbiamo ottenuto un accordo importante, un risultato da noi con tenacia ricercato. Siamo quelli che non hanno mai condiviso la legge Brunetta, che hanno lottato in questi anni affinché la riduzione dei contratti seguisse la logica delle aggregazioni omogenee per settore e arrivare quindi alla definizione di un contratto unico per sanità, per funzioni locali, per tutte le funzioni centrali e per la conoscenza. Questo accordo dovrà portare alla difesa degli interessi e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, con il rinnovo dei contratti, e al rilancio delle politiche di settore per migliorare la qualità dei servizi resi ai cittadini”.
Nel merito dell'accordo, osservano Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil, “la diminuzione del numero dei comparti risponde ad una idea di aggregazione di settori, coerente con la politica di riduzione dei contratti. L'augurio, e il nostro impegno adesso, è che i contratti di settore, che per adesso costituiscono filiere pubbliche, possano essere integrati anche con i settori privati”. Punto fondamentale, secondo i sindacati, “rimane la centralità del contratto nazionale, la valorizzazione della contrattazione decentrata, dando pienezza delle funzioni alle Rsu, e recuperando, per via contrattuale, titolarità in termini di organizzazione del lavoro e organizzazione dei servizi. Per noi riqualificare le Pubbliche amministrazioni, valorizzando le professionalità e i servizi resi ai cittadini, rimane il punto centrale”.
Secondo la Cgil e le categorie Fp e Flc, poi, “importante risultato è l'istituzione del comparto Istruzione e Ricerca all'interno del quale per la Cgil si riconoscono e salvaguardano i principi di libertà di insegnamento, autonomia della ricerca e valorizzazione delle diverse specificità contrattuali di scuola, università, ricerca ed afam”.
Ci sono, nel testo, due elementi critici per la Cgil. “Il primo, l'autonomia della Presidenza del consiglio. Per questa via, infatti, il governo applica la legge Brunetta per difendere una un bacino ristretto di lavoratori. Secondo punto, i dirigenti tecnici professionali amministrativi della sanità. Non siamo, infatti, d'accordo che si riunifichi questa parte della dirigenza della sanità con quella delle autonomie locali. Seguendo questa linea si rompe l'unicità dei contratti e si afferma una competenza indistinta della dirigenza, a prescindere del comparto di appartenenza. Norma che abbiamo contestato nella riforma della dirigenza della delega Madia”.
Per chiudere, proseguono, “si tratta di un accordo innovativo che ha bisogno di strumenti che sono da un lato i contratti nazionali e dall'altro le risorse economiche per qualificare professionalità e riconoscere adeguamenti salariali ai dipendenti che hanno gli stipendi bloccati da oltre sei anni. La sfida adesso è il rinnovo dei contratti nazionali, noi siamo pronti, da subito. L'Aran convochi i sindacati e apra le trattative. I lavoratori hanno diritto al rinnovo, i cittadini hanno diritto a migliori servizi”, concludono Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil.