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Sulla carta è prevista per domani (martedì 31 marzo) la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), l’ultimo baluardo della logica manicomiale. “Luoghi orrendi, indegni per un paese civile” (come li ha definiti più volte l’ex presidente Napolitano), in cui sono ancora internate più di 700 persone. Devono essere chiusi gli Opg, senza proroghe e senza trucchi: questo lo slogan attorno al quale si stanno svolgendo in tante città italiane iniziative di mobilitazione. E tra queste il “digiuno a staffetta” promosso da StopOpg, un vasto cartello di associazioni tra cui Cgil e Fp Cgil nazionali.
Cosa vuol dire “senza proroghe” è chiaro: nessuna deroga al 31 marzo 2015. “Senza trucchi”, invece, vuol dire che dobbiamo lottare ancora, affinché al posto dei vecchi Opg non nascano nuove strutture manicomiali, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitaria (Rems, anche dette “mini Opg”), disseminate nelle regioni. “Non è accettabile né giustificabile una proroga alla chiusura” spiega Stefano Cecconi, responsabile Salute della Cgil nazionale: “Se necessario, il governo può commissariare le Regioni che non sono ancora pronte ad accogliere i propri cittadini internati. Non sarebbe una punizione ma un atto di responsabilità, visto che in molte realtà sono state trovate soluzioni, seppur transitorie”. Secondo Cecconi, “ritardi, incongruenze e difficoltà sono fisiologiche per una riforma di questa portata, ma non la possono fermare. Serve una forte regia nazionale per attuare la legge 81/2014, norma che ha spostato il baricentro degli interventi per il superamento degli Opg dalle strutture (le Rems) ai percorsi di cura e inclusione sociale per ogni persona”.
Il numero di uomini e donne internati negli Opg è sceso notevolmente in questi ultimi anni: erano 1.400 nel 2011, ora sono meno di 800 (secondo le relazioni del governo) le persone ancora rinchiuse nei sei manicomi giudiziari (Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa, Napoli, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere). Grazie all’ultima legge, approvata nel maggio 2014, che privilegia le misure non detentive alternative all’internamento in Opg, le persone cosiddette “non dimissibili” sono rimaste davvero una piccola minoranza. Ma i nuovi ingressi continuano e c’è il pericolo che al posto degli Opg crescano nuove strutture manicomiali, le cosiddette Rems, in cui si continuerà a internare le persone, invece che curarle.
Tra i protagonisti del “digiuno a staffetta” oggi (lunedì 30 marzo) vi è anche la segretario regionale della Cgil Puglia Antonella Morga. “Digiuno perché le 700 persone ancora internate, molte delle quali immediatamente dimissibili, devono essere prese in carico dalle Regioni e dalle Asl di residenza perché si avviino percorsi di cura e di inclusione sociale e perché la magistratura non perpetri ulteriormente violazioni alla legge in vigore, pur sapendo che bisogna intervenire sui codici e chiederne il cambiamento” spiega l’esponente sindacale. Che aggiunge: “I ripetuti appelli di questi giorni mostrano una forte e crescente sensibilità al tema e a come non sia più rinviabile l’umanizzazione dei trattamenti e il rimettere al centro delle azioni politiche, istituzionali e legislative la persona, che va trattata da malato, se in condizioni di salute precarie, e da detenuto, se commette reati e delinque”.