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Nuova manifestazione di protesta dei lavoratori dell’Alcoa di Portovesme (Sulcis Iglesiente) a Roma. Sono oltre 200 i lavoratori giunti nella capitale per manifestare oggi (martedì 16 febbraio) in piazza Montecitorio, per chiedere un incontro con la presidenza del Consiglio, in rappresentanza dei circa mille addetti di stabilimento e indotto. Operai e sindacati sperano in una soluzione definitiva della vertenza, in modo da riattivare lo stabilimento di alluminio primario ormai fermo da più di tre anni (precisamente dal 1 novembre 2012).
Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Cub vogliono sapere dal governo quali strumenti intende mettere in campo per favorire l’abbattimento dei costi energetici, tra le pre-condizioni poste dalla multinazionale svizzera Glencore per l’acquisto dello stabilimento e la ripresa della produzione. Sempre sul tema, i sindacati (assieme alla Regione) chiedono all’esecutivo di intervenire per realizzare accordi bilaterali con Enel, già siglati in analoghe situazioni allo scopo di offrire un minore costo per l’energia.
“Il governo – commenta il segretario nazionale Fiom Cgil Rosario Rappa – deve rispettare gli impegni assunti con il Sulcis e la Sardegna in questi lunghissimi anni della vertenza, in primis quello di garantire la ripresa produttiva dello smelter di Portovesme, al fine di evitare che anche una produzione strategica come quella dell’alluminio venga dismessa, facendo diventare il nostro paese importatore dall’estero”. Il Sud e la Sardegna, conclude l’esponente sindacale, hanno pagato “anche troppo il prezzo della crisi e non possono permettersi di perdere un altro pezzo importante come la produzione di alluminio del Sulcis”.
Il Sulcis Iglesiente è la provincia più povera d’Italia, con un tasso di disoccupazione sopra il 70 per cento, sottolinea il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli. “In troppi hanno fatto promesse e illuso la gente del Sulcis, da tempo chiediamo di farne una vertenza nazionale cui dare risposte” aggiunge: “Basta illusioni, servono speranze concrete. Non smetteremo mai di ripetere che è in gioco l’occupazione di molte famiglie e la nostra sovranità industriale. E che questa situazione ha ormai assunto i caratteri dell’emergenza sociale”.