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Si chiamano Adesso basta, Incazzati contro la casta, Italiani senza parole, Quello che i tg non dicono, ma anche Notiziario 360 e Mag24-Informazione indipendente. Sono solo alcuni dei nomi delle pagine o degli account che seminano odio e disinformazione su Facebook. Anche contro la Cgil. Lo ha verificato uno studio commissionato dal sindacato di corso d'Italia mirato ad analizzare chi muove le fila delle aggressioni social alla Cgil che, in ambito sindacale, è presa nettamente più di mira rispetto a Cisl e Uil.
Si tratta di account per lo più riconducibili al Movimento 5 Stelle e a forze fascioleghiste che si muovono come vere e proprie corazzate. Si sceglie un tema, una critica di parte e spesso molto, molto forzata, la si divulga attraverso profili personali o troll che la rilanciano usando le stesse parole d'ordine e casomai la si rafforza con notizie pertinenti e distorte attraverso pagine che ai meno attenti appaiono come veri e propri organi di informazione online. In questo modo si alimenta rabbia e risentimento, dubbi e sfiducia nelle forze che si vogliono indebolire e il sindacato, la Cgil in particolare modo, nella crisi profonda della sinistra politica, appare al momento come la principale forza in grado di muovere un'opposizione organizzata all'attuale governo. Come sul tema del Def. Basta dare un'occhiata veloce alla pagina Fb della Cgil nazionale per capire meglio come e cosa.
La mattina dello scorso 8 ottobre tutte le agenzie di stampa segnalavano che le segreterie di Cgil, Cisl e Uil si sarebbero incontrate nel pomeriggio per valutare il Def e decidere congiuntamente come muoversi. Nei giorni precedenti, sia la segreteria generale della Cgil Camusso, sia quella della Cisl Furlan, avevano già espresso alcune critiche mirate al documento del governo. Ancor prima di pubblicare il resoconto della riunione, partono i primi attacchi con parola d'ordine e sentiment: “La Cgil non ha difeso l'articolo 18 e contrastato il Jobs Act, ma contesta e contrasta la manovra del popolo che risponde ai bisogni dei lavoratori”.
La mossa è palese, perché i primi commenti vengono addirittura postati nel primo pomeriggio – quasi 10 ore prima della nota unitaria sul Def –, sotto un post con cui la Cgil ricorda il pittore Piero Guccione, legato per impegno e valori al movimento dei lavoratori e alla Cgil. Commenti fuori tema, tanto da provocare la reazione di un utente che scrive, “Ma questa è una commemorazione!”. Analogamente su twitter, dove parole d'ordine e virulenza sono pressoché identici. In serata l'aggressione, con le stesse critiche e lessico, diventa più forte in relazione diretta al post sulle valutazioni delle segreterie unitarie.
Spiegava qualche mese fa Arnaldo Capezzuto, giornalista, ex capo della comunicazione ufficiale del M5S in Campania, a Jacopo Jacoboni in un articolo uscito su La Stampa a proposito di come si muovono le armate social del M5S: “Quando c’era una cosa importante per cui dovevamo organizzare una controffensiva, ci dicevano che dovevamo coalizzare tutte le pagine su un obiettivo”. “Io vi dico l’obiettivo – ci veniva detto – e voi procedete. …..voi, con modalità diverse, dovete veicolare questi contenuti che noi vi facciamo e vi trasmettiamo”.
L’8 ottobre l'obiettivo era chiaro: screditare le contestazioni del sindacato sul Def. La strategia comunicativa: non avete reagito al Jobs Act e alla cancellazione dell'articolo 18 perché promossi dai vostri amici del Pd, ma ora volete contestare il reddito di cittadinanza e l'agognata modifica della Fornero. Cari sindacati, e cara Cgil, il piatto è servito.
Esmeralda Rizzi è responsabile social Cgil nazionale