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Nuova tragedia sul lavoro nell'industria del marmo di Massa Carrara, oggi (9 maggio), a poche settimane dalla frana del 14 aprile in una cava, quando persero la vita due uomini. Questa mattina intorno alle 8 un 61enne, Carlo Morelli, è morto schiacciato da una lastra di marmo in un laboratorio nella zona industriale di Massa.
Sono stati i suoi colleghi di lavoro a dare l'allarme. Per l'operaio non c'è stato nulla da fare: è deceduto poco dopo l'arrivo all'ospedale di Massa. L'uomo lavorava nella ditta Co.Se.Luc, azienda con 25 dipendenti. In base a una prima ricostruzione, stava caricando con altri compagni di lavoro un carrello di lastre di marmo nel laboratorio, quando, per cause ancora non accertate, è stato travolto da una parte del carico ed è morto schiacciato.
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SafeDay, il lapideo incrocia le braccia
«Ora il reato di omicidio sul lavoro»
"Distrutti dal dolore, impotenti e ormai privati di qualsiasi speranza": così Paolo Gozzani segretario della Cgil di Massa Carrara. "Ci sono diversi ordini di problemi – ha aggiunto –: Il primo riguarda la sicurezza, anche se non possiamo essere certi della dinamica dell'incidente; si sono staccate delle lastre di marmo che avrebbero dovuto essere legate con una cinghia. Forse la cinghia si è rotta o forse erano state legate troppo lente, io spero che Morelli non fosse solo nelle manovre di movimentazione del carrello che trasporta le lastre, lo accerterà la magistratura".
"C'é però anche un problema di competenze - continua Gozzani -. Può un lavoratore interinale avere certe mansioni? Noi crediamo che certi tipi di lavorazione debbano essere eseguite da operai assunti, esperti e garantiti: un lavoratore interinale, con poche garanzie e la paura di essere sostituito, non dovrebbe avere certe responsabilità in un cantiere".
"Esprimiamo cordoglio e vicinanza ai familiari del lavoratore che ha perso la vita questa mattina in un laboratorio per la lavorazione del marmo a Massa. Un'altra inacettabile morte sul lavoro, a meno di un mese dall'incidente sulle Apuane, dove morirono due cavatori travolti da una frana". Così il segretario confederale Cgil Fabrizio Solari. "Sono onestamente preoccupato – aggiunge il dirigente sindacale – per l'aumento degli infortuni gravi e mortali, che come certifica l'Inail sono cresciuti del 16% rispetto all'anno scorso. L'edilizia, nonostante la contrazione occupazionale dovuta alla crisi, è uno dei settori più colpiti". "Una delle cause principali di questa ascesa - spiega Solari - è l'innalzamento dell'età pensionabile: nel solo comparto delle costruzioni, in cui i lavori sono particolarmente usuranti, in questi primi mesi del 2016 su 37 vittime il 32% aveva più di 55 anni".
"Dobbiamo ricordarci - prosegue il segretario confederale - che i lavori non sono tutti uguali. Nonostante l'esperienza e la professionalità acquisite, lavorare in una cava di marmo a 61 anni, come la vittima di oggi, non può che aumentare i rischi di un'attività già di per sé pericolosa. Attendiamo quindi dal Governo misure concrete in tutti gli ambiti per arginare un fenomeno francamente non più tollerabile", conclude Solari.
Il 28 aprile scorso, nella giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, il settore lapideo ha proclamato lo sciopero nazionale. Feneal, Filca e Fillea si sono mobilitati con presidi, manifestazioni, sit-in, mentre i lavoratori del settore hanno incrociato le braccia per l'intera giornata, prioprio per ricordare i due cavatori morti e chiedere un giro di vite sulle imprese non in regola con le norme di sicurezza.
In quell'occasione, Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, aveva chiesto al governo di introdurre il reato di omicidio sul lavoro, così da “rafforzare il sistema dei controlli” e sopratutto garantire “sanzioni più certe ed efficaci. “Di fronte ad accertate responsabilità – ha detto -, la morte sul posto di lavoro deve essere considerata un omicidio e che questo reato venga introdotto nel nostro ordinamento giuridico”.