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"Egregio Sig. Prefetto,
come Lei certamente saprà, lo scorso 21 aprile il Parlamento italiano ha convertito in legge il decreto con il quale sono stati cancellati i voucher lavoro, rendendo cosi non necessario il referendum proposto dalla Cgil a favore della loro abrogazione.
Il referendum, proposto dalla Cgil con il supporto di circa 3 milioni di firme, è stato concepito a supporto della “Carta dei diritti universali del lavoro”, una proposta di legge di iniziativa popolare, di rango costituzionale, che ha lo scopo di definire un nuovo, moderno diritto del lavoro attraverso una forte e coerente semplificazione della corrente legislazione sulla materia».
Di fatti, successivamente alla decisione di abrogare i voucher il governo, nella persona del ministro del Lavoro, si impegnò ad un confronto con le parti sociali per discutere una nuova normativa sul lavoro occasionale in ambito domestico.
Un confronto che non ha mai avuto luogo, pur a fronte di sollecitazioni esplicite anche da parte di Cisl, Uil e di alcuni gruppi parlamentari.
Meno di un mese dopo, la decisione del governo di reintrodurre gli stessi voucher, sotto le mentite spoglie di un “Libretto di Famiglia” per il lavoro occasionale in ambito domestico e del “Contratto Presto per ridare i voucher alle imprese fino a 5 dipendenti.
Un governo che, nel giro di poche settimane, smentisce se stesso, mina alle fondamenta la sua stessa credibilità e offende etica e valori delle istituzioni democratiche. Mai nella storia della repubblica era accaduto che un governo decidesse di abolire uno strumento, per impedire un referendum, e pochi giorni dopo promuovesse un’iniziativa parlamentare per reintrodurre ciò che il referendum intendeva abrogare. E’ pertanto evidente l’intenzione del governo e della sua maggioranza di impedire a noi cittadini di decidere attraverso il voto referendario, configurando così una gravissima lesione della democrazia, un’aperta violazione dell’art. 75 della nostra Costituzione che definisce il diritto al ricorso all’istituto referendario, un’offesa ai milioni di cittadini che hanno firmato a sostegno del referendum proposto dalla Cgil.
La nostra raccolta firme per l’abolizione dei voucher, che ha visto uno straordinaria partecipazione di migliaia e migliaia di cittadini anche in provincia di Salerno, ha avuto anche il merito di segnalare l’utilizzo spropositato che si è fatto di questo strumento anche sul nostro territorio. Circa un milione di voucher utilizzati solo nel 2016, nei settori più disparati: dall’agricoltura, al commercio, all’edilizia per non parlare delle amministrazioni pubbliche che ne hanno usufruito. Caso eclatante quello del Comune di Vallo della Lucania, che ha acquistato voucher per 334.000 euro, per l’erogazione di sussidi economici in cambio di servizi di pubblica utilità.
Bisogna altresì evitare che gli allarmismi lanciati nel settore dell’agricoltura a seguito dell’abolizione dei voucher possano minare la precaria e già complessa situazione in cui versa il settore agricolo in provincia di Salerno. Questi allarmismi risultano a nostro avviso infondati. La nostra organizzazione ricorda che in agricoltura si può assumere anche per una sola giornata e gli “strumenti alternativi” non possono essere i voucher, ma i contratti.
Le grandi stagioni di raccolta sono alle porte e serve manodopera qualificata e degnamente retribuita. Reintrodurre i voucher significa poi depotenziare la legge 199, perché questa modalità mette al riparo le aziende da eventuali ispezioni. Le aziende agricole, quando effettuano le raccolte, lo fanno minimo per un mese e possono assumere tranquillamente ed il costo della giornata versata è più basso del costo del voucher. La Cgil dice basta con queste mistificazioni, basta con il tentativo di cambiare nome ai voucher per reintrodurli in forme ancora peggiori e rendere ancora più precari settori già in profonda difficoltà da diversi anni.
Queste le motivazioni di fondo che hanno indotto centinaia di persone, oggi, a protestare tanto sui voucher, nonché per affermare che la Costituzione e i diritti non possono essere alla mercé e nella disponibilità di un parlamento di nominati, sempre più lontano dal Paese, dai cittadini e dai lavoratori.
Vi chiediamo di far pervenire al presidente del Consiglio e ai presidenti dei due rami del parlamento il presente documento che racchiude tutta la nostra rabbia nonché la vibrata protesta del mondo del lavoro salernitano".