La ministra Valeria Fedeli ha salutato positivamente la scelta del Rettore di Milano di rinunciare al ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del Tar ottenuta dall’Unione degli universitari (Udu). Inoltre ha aperto al confronto con le rappresentanze universitarie e con gli studenti sul basso numero di laureati del nostro Paese, citando “qualità e investimenti”. L’Udu, si legge in una nota, è "pronta al confronto, ma vogliamo fin da subito dei segnali chiari di un cambio di rotta".
Dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu “Bene le parole della ministra, ma non sarebbe la prima al vertice del Miur a promettere un confronto sul tema del numero chiuso. Non vogliamo promesse: abbiamo dimostrato di fare sul serio. Chiediamo da sempre l’abolizione della legge 264/1999 che ha introdotto il numero chiuso nazionale e che permette di programmare gli accessi a livello locale. Vogliamo una risposta chiara da parte del Ministero anche sulla nostra richiesta di ritiro del decreto ministeriale 987/2016 che contiene i criteri di accreditamento dei corsi, adottato nel giorno delle dimissioni del governo Renzi senza possibilità di discussione.”
“Ovviamente questi sono solo i principali presupposti per il libero accesso all’Università – prosegue Marchetti – . Il tema di fondo rimane il sottofinanziamento del sistema universitario, a partire dal reclutamento dei docenti necessari a garantire una didattica dignitosa. Non basterà ripristinare un rapporto 1 a 1 tra pensionamenti e nuovi ingressi, dopo decenni di ridimensionamento del numero complessivo. Serve un piano straordinario che non si limiti a questo e che si estenda all’adeguamento delle strutture universitarie. Su questi temi siamo intenzionati a fare fronte comune con tutta la comunità accademica”
“C’è ancora tempo per un confronto schietto che abbia l’obiettivo di dare delle risposte vere già a partire dalla prossima legge di stabilità. Vogliamo vedere degli impegni concreti sull’investimento che questo governo intende fare sull’Università e sul diritto allo studio che non è garantito nel nostro paese, né in termini di accesso né in termini di sostegno durante il percorso di coloro che non hanno i mezzi per sostenere i costi della formazione universitaria”, conclude la coordinatrice dell’Udu.