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“Non c’è alcun tipo di crisi aziendale, siamo invece in presenza di dati economici in crescita. Eppure la Dada Register licenzia”. È netta l’opposizione della Filcams Cgil ai 30 esuberi chiesti in febbraio dalla storica azienda fiorentina del settore informatico. Un’opposizione che vede oggi (mercoledì 14 marzo) uno sciopero di otto ore in concomitanza con l’incontro tra management e sindacati, che si tiene alle ore 10.30 nel capoluogo toscano presso la sede di Confindustria (in piazza Repubblica). Il vertice segue quelli di giovedì 8 e lunedì 12 marzo (che hanno visto un analogo stop da parte dei lavoratori), in cui i sindacati hanno offerto la disponibilità a discutere di altre forme di riduzione dei costi (part time, ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà), ricevendo per ora risposte del tutto interlocutorie.
“Una macelleria sociale”, così la Filcams definisce l’apertura delle procedure di mobilità per 30 lavoratori della sede fiorentina, pari a un quarto dell’intero personale (135 addetti). “I vertici dell’azienda cercano in tutti i modi di tagliare i costi per rendere l'azienda più appetibile sul mercato e per aumentare ancora di più i profitti, lucrando sulla pelle dei lavoratori che l’hanno fatta crescere” prosegue la categoria Cgil, precisando che finora la Dada Register si è rifiutata “di prendere in considerazione soluzioni alternative, come gli ammortizzatori sociali o i contratti di solidarietà”.
Il 28 febbraio scorso i lavoratori hanno scritto una lettera aperta per rendere pubblica la loro drammatica situazione. “Tramite un’operazione disinvolta la nostra dirigenza ha recentemente venduto l'azienda a grandi gruppi finanziari internazionali” si legge nella missiva: “Mentre i nostri top manager blindavano i propri stipendi d’oro e la propria permanenza ai vertici dell’azienda, ci hanno comunicato l'apertura della procedura di licenziamenti collettivi”. Tutto questo “in assenza di alcun tipo di crisi aziendale, anzi, in presenza di dati economici in crescita”.
Sindacato e lavoratori affermano di non voler “lasciare le mani libere a chi vuole semplicemente fare ulteriore profitto sulle spalle delle persone. Non è tollerabile speculare mettendo in gioco il futuro di lavoratori che con passione, impegno e sacrificio hanno reso nota quest’azienda in tutta Europa”. La lettera così si conclude: “Vogliamo impedire che anche nella nostra azienda vengano adottate le solite scorciatoie da macelleria sociale a cui la cronaca degli ultimi anni ci ha tristemente abituato. Ci sono persone, famiglie, bambini, che subiranno le conseguenze di tutto questo”.