“Gli strumenti della guerra servono a difendere la pace ma la guerra non è mai gloriosa e non dobbiamo mai considerarla tale”. È il passaggio chiave del discorso che il presidente Usa, Barack Obama, ha pronunciato durante la sua premiazione per il Nobel per la Pace oggi ad Oslo. “Sono il comandante in capo di una nazione e di un esercito che si trovano a combattere due guerre che l'America non ha cercato e che coinvolgono 42 nazioni”, ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca ricordando che “siamo in guerra” e che lui stesso è “responsabile del dispiegamento di giovani americani dispiegati in terra straniera. Alcuni uccideranno, altri saranno uccisi”.

Il presidente Usa ha poi parlato della necessità di “una evoluzione graduale” e di rispetto delle istituzioni internazionali, evidenziando che gli Stati Uniti “non possono agire da soli e da soli non possono garantire la pace”. Di qui l'appello ad un rafforzamento della Nato. Quanto ai diritti umani, citazioni speciali “alla silenziosa dignità” della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, “al coraggio dei cittadini dello Zimbabwe che sono andati a votare” e anche “alle centinaia di migliaia di iraniani che hanno marciato in silenzio lungo le strade dell'Iran”.

Obama ha poi rivendicato lo stop alla tortura, la chiusura della base di Guantanamo e l'impegno a rispettare la convenzione di Ginevra. E ha rilanciato la necessità di un forte impegno “contro la proliferazione delle armi nucleari che non sia limitata alla riduzione negli Usa e in Russia, ma anche al controllo delle nazioni mediorientali e asiatiche che si stanno armando”. Un passaggio anche sul clima, con l’invito rivolto alla comunità mondiale “ad agire in modo unito” per affrontare il problema. Il presidente americano tornerà tra una settimana in Europa per partecipare alla fase finale della conferenza Onu di Copenaghen.