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La Cgil Rimini dice no alle trivellazioni in Mar Adriatico, autorizzate dal decreto Sblocca Italia. “Esprimiamo forte preoccupazione per le ricadute che le autorizzazioni alla trivellazione possono arrecare al patrimonio ambientale, paesaggistico, naturalistico e marino del nostro territorio” spiega il segretario generale Graziano Urbinati: “Un patrimonio costituito da ambiente e turismo, che sempre di più vorremmo caratterizzati da uno sviluppo ecosostenibile ed ecocompatibile”.
I vantaggi, continua Urbinati, che “deriverebbero dall’estrazione di idrocarburi (petrolio e gas), in termini di risparmio e posti di lavoro, come da anni stanno sostenendo diverse associazioni ambientaliste, sarebbero minimi rispetto al rischio per la popolazione e l’ambiente”. Inoltre, se si dovessero mettere a rischio “il settore turistico (balneazione, ristorazione, termale, paesaggistico, culturale) e il settore ittico, la ricaduta sul fronte occupazionale ed economico sarebbe inimmaginabile”.
Ciò che serve, prosegue la nota della Cgil riminese, è “un Piano energetico nazionale che favorisca gli investimenti sulle energie alternative e sulle risorse energetiche che da esse si determinano. Analogamente, per quanto riguarda il territorio, così come abbiamo proposto nel nostro Piano del lavoro, riteniamo debba essere fatto per l’intera filiera del turismo”.
Sul tema è in corso un dibattito molto serrato, sfociato nella richiesta di un referendum popolare abrogativo sul quale però la giunta regionale dell’Emilia Romagna si è detta in disaccordo, sostenendo la necessità di un intervento di modifica da parte del governo. “La decisione della giunta – conclude Urbinati – di non aderire alla richiesta del referendum popolare ma di chiedere la modifica del decreto, ci impone di prestare la massima attenzione relativamente al percorso e alle decisioni che il governo vuole prendere in merito”.