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Come Davide contro Golia. La Filcams Cgil ha promosso tre cause presso i tribunali di Roma, Catania e Vicenza, per comportamento antisindacale contro il comando delle forze armate statunitensi. A motivare il ricorso alle vie legali è la reiterata violazione del riconoscimento delle Rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) nominate dal sindacato nelle basi di Sigonella e Vicenza, e l’impedimento dell’attività della Filcams, cui viene negata anche la possibilità di partecipare alle trattative per il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale civile italiano. Le tre udienze sono già state fissate: la prima si è svolta giovedì 27 luglio a Roma, la seconda approda oggi (8 agosto) a Vicenza e l’ultima il 7 novembre a Catania.
“È una battaglia che portiamo avanti da anni – ricorda Andrea Montagni, rappresentante Filcams del personale delle basi americane in Italia –, ma adesso abbiamo deciso di passare alle vie legali per condotta antisindacale”. La strada diplomatica era stata percorsa persino dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso quando alla Casa Bianca sedeva Barack Obama. “Speravamo che interessando l’ambasciatore americano a Roma si potesse muovere qualcosa – dice ancora Montagni –, ma ora la situazione è ancora più complicata”. La Filcams non è firmataria (al contrario di Cisl e Uil) del contratto nazionale del personale civile delle basi Usa in Italia e non viene riconosciuta come controparte dal comando delle forze armate statunitensi. “Ma noi – spiega Montagni – siamo rappresentativi: abbiamo eletto regolarmente le nostre Rsa a cui però viene impedita ogni attività sindacale”.
Un impegno per la libertà associativa e per il rispetto delle leggi italiane anche all’interno delle basi militari statunitensi nel nostro paese. Molti lavoratori e lavoratrici (commessi dei supermercati e degli spacci, magazzinieri, amministrativi, addetti alla logistica) si sono iscritti alla Filcams esponendosi in prima persona e sottoscrivendo le deleghe di adesione che i comandanti delle basi ancora oggi non riconoscono, rifiutandosi peraltro di effettuare la trattenuta sindacale dalla busta paga degli iscritti. Un clima “alimentato da preclusioni ideologiche legate a una situazione internazionale che non esiste più – sottolinea in una nota la Filcams – e che mette in evidente difficoltà i nostri iscritti”.