Impegno e tavoli per le ricomposizioni delle vertenze a tutela dell’occupazione e delle realtà produttive del territorio pugliese. È questa la richiesta di Cgil e Fillea Puglia alle istituzioni, in particolare a quella regionale.
“In merito alla vicenda Natuzzi – scrivono i segretari generali Pino Gesmundo e Silvano Penna, in una nota congiunta - siamo stupiti che il Consiglio regionale abbia chiesto la revoca di un accordo che con fatica siamo riusciti a firmare e che era strumentale al riassorbimento di lavoratori dichiarati in esubero, garantendo continuità produttiva e rilancio alle aziende. Non è questa la strada giusta, né la soluzione idonea per affrontare e risolvere i problemi”.
Per i sindacati è inaccettabile l’abbandono del piano industriale, “che ha l’obbiettivo di garantire la salvaguardia di tutti i lavoratori con investimenti, sia sui siti produttivi attualmente attivi che sulla riapertura del sito di Ginosa”. Abbandonare il piano industriale e gli investimenti, quindi, significa “tornare indietro di 10 anni”, mettere nuovamente a rischio 1.920 posti di lavoro e “vanificare tutti gli sforzi compiuti e i sacrifici, in primis dei lavoratori”.
Per garantire la massima occupazione, anche attraverso la riapertura del sito di Ginosa, la cabina di regia al Ministero dello Sviluppo Economico, è stata riconvocata per i primi giorni di settembre. “Auspichiamo – scrivono ancora Gesmundo e Penna - di proseguire un confronto che coinvolga tutti i soggetti interessati al fine di garantire prospettive di consolidamento di lavoro per una realtà produttiva importante del nostro territorio. Crediamo nell’autonomia del ruolo di ognuno, ma suggeriamo di affrontare con maggiore ponderazione le problematiche di una vertenza che senza il vituperato accordo molto probabilmente avrebbe portato al forte ridimensionamento se non alla chiusura delle attività delle aziende in Italia con una perdita di posti di lavoro senza prospettive di ricollocazione”.