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Per affrontare il tema dei diritti negati, in un momento in cui la normativa sul mercato del lavoro ha messo in discussione la piena dignità lavorativa, lo scorso 6 marzo è stato presentato un protocollo d’intesa tra la Camera del lavoro di Napoli e il Silp Cgil che ha visto l’adesione di numerosi soggetti istituzionali, sociali e culturali (tra i quali la Consigliera di Parità provinciale, la Federconsumatori, la Comunità di Sant’Egidio, il Dsm – Distretto sanitario mentale – Asl Na1, Dipartimento Studi Umanistici -Dgs- dell’Università Federico II di Napoli, Libera Campania).
Si tratta di un progetto innovativo. Innanzitutto perché non si è concluso con l’iniziativa di marzo ma il giorno della conferenza stampa è stato l’inizio di un percorso fatto di tanti traguardi da raggiungere, che ci ha viste impegnate su più fronti. Quello operativo, con l’attivazione dello Sportello Ascolto, quello politico sindacale, che ha permesso il confronto con le reti associative, espressione anche dei centri antiviolenza, con i livelli istituzionali attraverso raccordi interassessoriali per migliorare le politiche di indirizzo sui servizi offerti ai cittadini, e quello culturale attraverso azioni di sensibilizzazione e disseminazione della cultura di genere nelle scuole, nelle Università, sul territorio e nei luoghi di lavoro.
Un’azione fondamentale è stata dedicata alla comunicazione e all’informazione intraprendendo più strade, dal volantinaggio all’interno dei posti di lavoro attraverso le rsu e rsa o semplici delegate arrivando a tutte le iscritte, ai social network, ad articoli su quotidiani locali e nazionali fino ai telegiornali e a una vasta informazione veicolata in più trasmissioni della Rai. A distanza di sette mesi possiamo già fare un primo bilancio. Partiamo proprio dallo Sportello Ascolto che è stato un modo per offrire a impiegate, lavoratrici, immigrate o semplici cittadine, madri, donne che hanno subìto violenze o soprusi sul lavoro, la possibilità di intraprendere tutti i percorsi di tutela sindacale e assistenza legale, terapeutica e un’interfaccia istituzionale.
In un momento di grande crisi della rappresentanza sindacale e politica, abbiamo riscontrato un’esigenza importante da parte delle lavoratrici e delle donne, in particolare, in relazione all’ascolto. In pochi mesi tanti sono i casi affrontati sia di violenza domestica che di violazioni e discriminazioni sul posto di lavoro.
La forza dello sportello consiste nella partecipazione di tante compagne delle categorie e delle reti associative che condividono con noi il percorso. Da subito abbiamo attivato una procedura di intervento. Innanzitutto, si parte con l’accoglienza e grande disponibilità all’ascolto, poi a seconda dell’esigenza si indirizza la lavoratrice/ore al compagno/a di categoria o all’ufficio vertenze. Insieme alla categoria si definisce una strategia successiva che può vedere il coinvolgimento o della Consigliera di Parità oppure del dipartimento mobbing della Asl Na 1 sempre dopo aver fatto un intervento sindacale. Una volta espletate tutte le strade supportate dalle certificazioni della Asl (ufficio mobbing) o della Consigliera di Parità se non si risolve il caso si intraprende la strada legale.
Tutto questo è stato possibile perché c’è un confronto e un raccordo costante e continuo con le categorie. Molte sono le donne vittime di violenza che si sono presentate al nostro sportello; abbiamo notato che alcune di queste sono state o accompagnate dalle figlie o da queste convinte a vincere le loro paure. Dalla nostra prima esperienza emerge la circostanza che le donne hanno difficoltà a denunciare alle autorità competenti le violenze subite, non solo perché spesso non hanno un’indipendenza economica, ma forse perché devono ammettere un fallimento familiare e ricostruire una nuova vita. Spesso ci chiedono solo il supporto della psicoterapeuta, sono isolate dal contesto familiare più allargato e trovano nell’accoglienza fatta allo sportello un punto di forza, un orientamento e una lucidità per affrontare scelte difficili.
È anche vero che le donne che si sono presentate allo sportello, con denuncia fatta dai carabinieri e referto ospedaliero, ci raccontano quasi sempre che le forze dell’ordine cercano di dissuaderle dal fare denuncia e in alcuni casi sia polizia che carabinieri le spaventano paventando una futura querela da parte del carnefice.
Altre donne si sono recate allo sportello per denunciare casi di discriminazioni, vessazioni sul lavoro o mobbing. Purtroppo si riafferma la concezione sbagliata che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro non è un diritto fondamentale ma una serie di adempimenti inutili e costosi, aggravata da una legislazione del mercato del lavoro che di fatto rende lecito il demansionamento rendendo sempre più precari i diritti. Molte le donne che durante la maternità sono state invitate dai consulenti aziendali a non ripresentarsi sul posto di lavoro, per queste il supporto dello sportello è stato necessario e non ha fatto perdere il lavoro alla donna. Quasi sempre i casi che alle lavoratrici sembrano essere mobbing non sono tali e diverse situazioni si sono risolte con semplici interventi sindacali. Nell’affrontare i casi quotidiani ci siamo interfacciate con le istituzioni e tutte quelle realtà associative territoriali che da tempo sono attive per contrastare il fenomeno della violenza con iniziative culturali e sociali attraverso la costituzione di una rete antiviolenza che ancora trova difficoltà a interagire efficacemente con le istituzioni al punto tale da ritenere non più rinviabile una ennesima discussione operativa sulle disfunzioni istituzionali.
In relazione al percorso culturale, in continuità con quanto tracciato nell’assemblea di giugno 2012 dalla Cgil nazionale “le donne cambiano” ci siamo poste come obiettivo prioritario l’affermazione dei diritti e delle Pari opportunità. Siamo partite dall’interno della nostra organizzazione, continuando a promuovere azioni di cultura di genere fino ad arrivare nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro e sul territorio.
Anche quest’anno andremo nelle scuole per promuovere unitariamente e con la Consigliera di Parità, un progetto di cultura di genere volto sia agli alunni che ai docenti. Continueremo il percorso intrapreso con le Università di Napoli che ci hanno già viste impegnate in diversi seminari dedicati alla promozione della cultura di genere tra gli studenti. Lo stesso impegno con effetto moltiplicatore è rivolto al territorio con iniziative nelle municipalità. Con la compagna del Dipartimento nazionale Loredana Taddei, abbiamo condiviso la nostra “pratica significativa” con tutte le Camere del lavoro della regione Campania che ha suscitato entusiasmo e interazione con altri percorsi già presenti sui territori, in particolare per le buone pratiche già consolidate nel territorio di Caserta soprattutto per le donne immigrate, l’esperienza del territorio di Avellino e l’impegno del segretario generale di Salerno ad attivare lo Sportello Ascolto.
Il percorso dello Sportello, oltre a diffondere tra i non iscritti il nostro sindacato, ci consente di promuovere un’attività di proselitismo, diffusione dei nostri servizi di tutela individuale e divulgare un messaggio positivo per la riaffermazione dei diritti.
* Segretarie Cgil Napoli