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La società civile e le istituzioni non hanno ancora fatto abbastanza per prevenire gli incidenti sul lavoro, come dimostra, per ultimo, il dato del 2015. La promozione della cultura della sicurezza sul lavoro viene spesso ostentata a parole, ma nei fatti quasi mai praticata. I percorsi formativi e informativi il più delle volte non si applicano, perché vengono considerati un costo aggiuntivo o più semplicemente una perdita di tempo che va a inficiare il rendimento e la produttività dei lavoratori.
Ad aggravare la situazione vi è la fortissima frammentazione che il settore manifatturiero sta subendo ormai da tempo, con la conseguente nascita di micro imprese prive di struttura aziendale, nonché prive di quelle professionalità e competenze necessarie per affrontare il difficile compito di realizzare lavoro nel pieno rispetto della legge e delle regole fondamentali. Tutto ciò comporta inevitabilmente anche difficoltà per gli organi ispettivi, poiché la presenza massiccia di micro imprese sul territorio crea confusione nell’attività dei controlli.
L’Agenzia europea per la salute e la sicurezza ha recentemente individuato, nel quadro comunitario, i problemi legati alla sicurezza nel settore delle costruzioni: più del 99 per cento delle aziende edili in Europa sono piccole e medie imprese; l’edilizia è uno dei lavori fisicamente più impegnativi; in edilizia c’è una maggiore esposizione a rumore, caldo e freddo, e a fattori di rischio ergonomici, chimici e biologici. In ultimo, i costi degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali nel settore sono enormi, per le persone, per le aziende e per gli Stati.
La crisi economica ha prodotto problemi e gravi ricadute sociali. Tra queste vi è sicuramente quella del calo dell’attenzione sul tema delle morti sul lavoro. Quando il lavoro c’è, le notizie degli incidenti suscitano reazioni di sconcerto e indignazione, che si accompagnano ad azioni di denuncia e condanna. Quando invece il lavoro manca, come purtroppo sta accadendo da tempo, l’attenzione dell’opinione pubblica viene più rivolta al bisogno di creare nuova occupazione, facendo passare in secondo piano le vicende chi perde la vita lavorando in luoghi sempre più insicuri.
È quello che emerge dagli ultimi dati: per la prima volta dal 2006 in Italia le morti sul lavoro sono in aumento. I dati Inail sembrano incredibili se rapportati agli anni precedenti: nei primi otto mesi del 2015 le vittime sono state 752, ben 100 in più delle 652 del medesimo periodo 2014. Dati simili registra l’Osservatorio sicurezza lavoro della Vega Engineering di Mestre: nei primi otto mesi le vittime sono state 546, contro le 489 dell’anno precedente, ma salgono a 752 se si tiene conto anche degli incidenti mortali avvenuti “in itinere”.
Claudio Longo è segretario confederale della Cgil di Catania.