“Capisco che toccare argomenti simbolici e ideologici crei disagio. Tuttavia, penso che i sindacati debbano incassare la riduzione del livello di precarietà che da quello che sta emergendo la riforma garantirebbe accettando di pagare un prezzo sul fronte dell'uscita dal mercato del lavoro. Lo considererei un investimento che vale la pena fare nel quadro generale della situazione italiana”. Per il senatore Enrico Morando, Pd di “rito liberal”, intervistato dal Messaggero, “la riforma assicura una drastica riduzione delle finte partita Iva, l'aumento del costo dei contratti precari e un premio per chi assume a tempo indeterminato. In questo quadro una maggiore flessibilità sul lato delle uscite può essere accettata”.
“Sarebbe molto grave – afferma – se non si raggiungesse un accordo sulla riforma del lavoro. Sui 100 metri di questa gara ne sono stati percorsi 90. Per gli ultimi 10 bisogna che le parti sociali si convincano che i vantaggi generali assicurati da questa riforma sono maggiori delle cessioni parziali che devono fare sia gli imprenditori che i sindacati”.
Morando, più flessibilità in uscita per meno precarietà
19 marzo 2012 • 00:00