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Ripartire dal “modello Expo”. Un tavolo tecnico-operativo permanente sulla sicurezza, come quello realizzato per l’Esposizione universale del 2015. Questa la decisione presa in Prefettura a Milano lunedì 22 gennaio, in seguito alla riunione convocata dopo l’incidente alla Lamina, l’azienda di acciaio e materiali ferrosi dove il 16 gennaio scorso hanno perso la vita quattro operai. Una decisione che si era ancora più drammaticamente urgente dopo l'incidente al convoglio della Trenord di giovedì 25 gennaio, avvenuto alle porte di Milano, dove hanno perso la vita tre viaggiatori. Il primo vertice del tavolo sulla sicurezza, cui partecipano sindacati, imprese, Procura e vari attori istituzionali, è previsto per oggi (lunedì 29 gennaio).
Si inizierà dall’analisi dei dati sui settori a rischio, passando poi alla definizione di un intenso calendario di ispezioni e di un puntuale piano di prevenzione. “I controlli vanno focalizzati su dove si ritiene ci sia più bisogno” ha spiegato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, cercando di capire “i settori e le tipologie di infortuni da cui cominciare a intervenire, oppure se è meglio partire dalle piccole o dalle grandi aziende”. L’obiettivo è arrivare anche a un protocollo d’intesa, fondato appunto su un tavolo come quello di Expo, sempre operativo e con un controllo continuo, che ha consentito di evitare incidenti.
Nel 2017 gli infortuni mortali a Milano sono aumentati (arrivando a quota 29, il numero più alto tra i capoluoghi della regione), mostrando una preoccupante inversione di tendenza rispetto all’intero decennio, che aveva visto una progressiva diminuzione. “Dobbiamo affrontare il fatto che Milano ha il peggior dato sugli infortuni nel panorama lombardo”, ha spiegato il segretario generale della Camera del lavoro Massimo Bonini: “I tagli delle risorse fatti in questi anni si ripercuotono sul fatto che ci sono meno controlli. La precarietà aumenta l'insicurezza sui luoghi di lavoro”. La Cgil è favorevole al modello Expo: “è un modello che coinvolge tutti gli attori sociali, e ha funzionato proprio in virtù del metodo partecipativo”.
Per la sicurezza del lavoro la Regione Lombardia ha annunciato per il 2018 la costituzione di un nuovo fondo, con una dotazione di sette milioni di euro, e l’obiettivo del 5 per cento delle imprese controllate. “Non basta dire che vengono aumentate le risorse, bisogna anche intervenire concretamente” ha commentato Massimo Bonini: “Abbiamo segnalato, ad esempio, che gli studenti vanno a lavorare nelle imprese senza cultura della prevenzione: casi di infortunio ci sono già stati in altri territori. Bisogna correggere il tiro”.
Riguardo l’incontro in Prefettura del 22 gennaio scorso, i segretari generali di Fim Cisl (Christian Gambarelli), Fiom Cgil (Roberta Turi) e Uilm Uil (Vittorio Sarti) di Milano, hanno rimarcato che si è trattato di “un confronto più politico che operativo, in cui tutti hanno ribadito la volontà di intervenire per evitare drammi, ma nell’ambito delle rispettive competenze e delle risorse già previste”. Fim, Fiom e Uilm hanno però evidenziato come non sia stata accolta la loro proposta “sulla necessità di costituire, in via straordinaria e per un periodo definito, un team/task force con l'obiettivo di verificare il rispetto delle norme e delle procedure, prioritariamente per le attività ad alto rischio secondo il codice Ateco”.
Gambarelli, Turi e Sarti hanno ribadito “la necessità di atti concreti e immediati, sottolineando anche che i lavoratori precari, quelli degli appalti e gli studenti in alternanza scuola lavoro, sono i soggetti maggiormente a rischio”. Riguardo il tavolo tecnico, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm hanno garantito “di valutare con attenzione e rigore le indicazioni e le eventuali proposte che scaturiranno. Ma una cosa deve essere chiara: non ci accontenteremo di parole e intensificheremo l’azione di segnalazione e denuncia delle inadempienze e delle criticità con l’obiettivo di vedere risultati concreti nei luoghi di lavoro”.