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Buone notizie per i docenti italiani vittime della mobilità “impazzita” della Buona Scuola. Grazie all’intesa sulla mobilità siglata ieri sera (31 gennaio) i sindacati hanno ottenuto due risultati importanti: tutti i docenti potranno chiedere di essere assegnati direttamente alle scuole, oltre che agli ambiti territoriali e sparisce il vincolo della permanenza triennale. L’accordo fa seguito all’intesa siglata lo scorso 29 dicembre. La Flc esprime “piena soddisfazione per la firma dell’ipotesi di contratto integrativo sulla mobilità 2017- 2018 del personale docente, educativo e Ata della scuola. Sono state superate, infatti, le difficoltà che si erano incontrate nel corso della trattativa e si sono acquisti due importanti principi che erano stati messi in questione dalla legge 107/15 e che il contratto recupera”.
Il sindacato chiede che “ora si vada a regolare, sempre in sede contrattuale e in coerenza con la citata Intesa di dicembre, la procedura di assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole, che non potrà che avvenire sulla base di requisiti oggettivi definiti a livello nazionale”. Si tratta, insomma, di disinnescare uno dei capitoli più controversi della Buona Scuola, ovvero la libertà assoluta concessa ai dirigenti scolastici di scegliersi i propri docenti e di confermarli o meno – a propria totale discrezione – ogni tre anni. Insieme al cosiddetto bonus agli insegnanti meritevoli, uno dei capisaldi di quell'idea di preside manager che sta alla base dell’idea renziana di scuola.
Grazie all’intesa, siglata da Cgil, Cisl, Uil e Snals, la mobilità si risolverà in un’unica fase per ciascun ordine scolastico e si rivolgerà a tutti i docenti, compresi i neoassunti, che potranno indicare fino a 15 preferenze: oltre agli ambiti territoriali anche le scuole, fino a un massimo di cinque. Rimane fuori dall’accordo l’assegnazione dagli ambiti agli istituti, sui si dovrà ora intervenire.
Tante però le questioni che rimangono aperte. Lo scorso 14 gennaio sono state approvate, infatti, in prima lettura dal Consiglio dei ministri otto delle nove deleghe previste dalla legge 107. Provvedimenti di grande rilievo che dovranno essere discussi in tempi davvero limitati. “Ciò è ancor più grave – commenta Francesco Sinopoli – considerando le modalità di elaborazione dei testi in assoluta continuità con la sequenza di errori che ha accompagnato tutta la storia della legge 107/15. Un intervento normativo che guarda alla sola gestione senza offrire nessun orizzonte progettuale per la scuola italiana, nessuna missione”.
Per questo, per aprire un confronto vero, aggiunge il sindacalista, “alle commissioni porteremo per ciascuna delle deleghe le nostre proposte di modifica che formuleremo a partire dall’analisi dell’adeguatezza delle risorse messe in campo (finanziarie e professionali) rispetto agli obiettivi enunciati. Siamo fermamente convinti che senza la valorizzazione e il miglioramento del lavoro di tutte le componenti della scuola, a partire dalla stabilizzazione dei precari, ci troveremo di fronte alle ennesime operazioni di razionalizzazione e risparmio mascherate da riforma”.