“Da Bitonto a Terlizzi, da Ruvo a Peschici, il numero di sindaci fatti oggetto di minacce ci preoccupa. Agli amministratori va la nostra solidarietà ma crediamo che il contrasto alla criminalità non possa passare solo dalla crescente militarizzazione del territorio ma reclami soprattutto risposte di buona politica”. E’ quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, in merito ai recenti episodi di cronaca.
Per Gesmundo “serve senza dubbio una maggiore presenza delle istituzioni, con organici da potenziare nelle forze dell’ordine e in magistratura, ma assieme vanno date risposte al disagio sociale e alle povertà emergenti, perché quasi sempre dove arretra lo Stato lucra la criminalità. Un caso scuola è quello dello sfruttamento dei braccianti stranieri e del caporalato. Ci chiediamo allora che logica hanno in questa visione d’insieme i tagli annunciati dal governo ai fondi per il sociale”.
Meno 214 milioni per le politiche sociali, meno 50 milioni per la non autosufficienza, “che nei territori – spiega Gesmundo – significano meno fondi per le famiglie in difficoltà, per assistenza a disabili e anziani, per quel sistema di welfare locale già duramente colpito negli anni passati. E’ evidente che vengono meno servizi e risorse per i più deboli e assieme si sommano le difficoltà a trovare un lavoro, e se lo si trova è povero e precario. Si crea una tensione sociale che poi trova nella frontiera più prossima dello Stato, gli amministratori locali, lo sfogo più naturale. Un sistema di pressioni che rende difficile il loro lavoro, in territori dove già è militarmente ed economicamente presente il sistema delle mafie. Servirebbero allora più risorse per il sociale, soprattutto in un Mezzogiorno dove aumenta il rischio di povertà. Il 46,% delle famiglie meridionali è esposta a questo rischio, il 47,8% in Puglia”.
Puglia che dopo Sicilia e Campania è anche tra le regioni dove più frequentemente si registrano atti di intimidazione e minaccia rivolti ad amministratori e funzionari pubblici. “I dati dell’associazione Avviso Pubblico – conclude Gesmundo – sono allarmanti. Nel 2015 sono stati registrati 62 casi con un incremento del 15 per cento rispetto all’anno precedente. Oltre all’operato in materia di appalti, gestione rifiuti, sanità, l’abusivismo commerciale, edilizio, l’occupazione di case popolari, il taglio di contributi e sussidi sociali sono tra le cause connesse alle intimidazioni. E allora per garantire la serenità di chi prende decisioni per la collettività e togliere terreno di coltura alla criminalità è evidente come non di altri tagli ma di più risorse, più interventi mirati a creare buona e stabile occupazione, più politiche di inclusione sociale ha bisogno la Puglia e tutto il Mezzogiorno. Pena un aggravarsi dell’emergenza sociale che rischia di non avere più alcun controllo”.