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Il paradosso è servito: per usufruire di una mini sospensione degli sfratti, gli inquilini in difficoltà economiche dovrebbero sborsare oltre 300 euro di tasca loro. E' quanto sta succedendo con l'entrata in vigore del cosiddetto “milleproroghe”, il decreto varato da governo per l'anno 2015. Grazie al testo, infatti, scatta per gli inquilini la possibilità di usufruire di una “mini-sospensione” per l'esecuzione degli sfratti, dopo averne fatto richiesta al giudice. La sospensione, però. - come denuncia il Sunia (sindacato degli inquilini Cgil ndr) rischia di far pagare a persone già in difficoltà costi insostenibili.
La “mini proroga”, in effetti, riguarda gli sfratti per finita locazione, per inquilini in condizioni particolarmente disagiate, cioè con reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 27.000 euro. Ma anche gli ultrasessantacinquenni, i malati terminali invalidi oltre il 66% all'interno del nucleo familiare, e i senza possesso di altra abitazione adeguata nella regione di residenza. I comuni interessati sono gli stessi delle precedenti proroghe. E sono 870, con 117 capoluoghi, 377 comuni confinanti con più di 10mila abitanti e 716 comuni ad alta densità abitativa.
Col il decreto, però, cambiano in maniera sostanziale le modalità di richiesta. La parte interessata, infatti, deve presentare un'istanza al giudice, che può disporre la sospensione fino al 28 giugno 2015, cioè fino al centoventesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del milleproroghe (il 28 febbraio scorso).
Finora le condizioni che davano diritto alla proroga (età, reddito, handicap, malattie allo stato terminale, composizione dello stato di famiglia), potevano essere semplicemente autocertificate
con dichiarazione consegnata all'Ufficiale giudiziario e la notifica al proprietario. A quel punto il proprietario poteva proporre opposizione. Ora, invece, è necessario presentare istanza al giudice. Per farlo però, stima il Sunia, “bisogna pagare soltanto per costi vivi (iscrizione, copie, notifiche, ecc.) anche oltre 300 euro, ai quali va aggiunto l'onorario dell'avvocato”. Il tutto per “inquilini che, peraltro, devono avere un reddito annuo inferiore ai 27 mila euro lordi”.
Un costo irragionevole, quindi “se confrontato all'estrema semplicità ed economicità della soluzione adottata nelle proroghe che il Governo non ha voluto riproporre”. Di fronte ad una situazione che rischia di vanificare anche la possibilità di ottenere la sospensione dello sfratto, “il governo deve intervenire per semplificare le procedure ed eliminare i costi per le famiglie”, conclude il Sunia Cgil.