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“In queste ore faremo partire una lettera alle piattaforme Just-it, Deliveroo e Foodora per chiedere un incontro formale con le organizzazioni firmatarie del contratto nazionale. È giunto il momento di mettere un punto a una condizione oggettiva di degrado del lavoro di queste persone. Diamo cittadinanza a queste persone che non vengono riconosciute come lavoratori”. È l’impegno della Cgil e della Filt di Milano, illustrato in una conferenza stampa convocata ad hoc nel capoluogo lombardo durante la quale è stato ricordato che in città le stime parlano di circa 3 mila lavoratori coinvolti.
Per giocare questa partita c’è adesso una carta in più, il fatto cioè che dal 1° marzo scorso i fattorini digitali hanno finalmente trovato la loro strada con l’inserimento della loro figura nel contratto nazionale del trasporto merci e della logistica. Da qui parte il ragionamento di Luca Stanzione, segretario generale della Filt milanese. “Non ci sono più scuse per le aziende. È arrivato il tempo di una legge nazionale che perimetri l’azione di queste piattaforme e restituisca dignità al lavoro. Distribuiremo un kit studiato apposta per chi fa questo tipo di lavoro perché molte di queste piattaforme non forniscono strumenti minimi per essere in condizione di lavorare in tutta sicurezza. Inoltre forniremo a chi si assocerà al sindacato una tutela mutualistica minima, che durerà un anno”.
“La Cgil di Milano segna un punto”, aggiunge il segretario generale della Camera del Lavoro Massimo Bonini: “Questa campagna si inserisce in una più generale, denominata ‘I Consegnatori’, che prova a dire che tra un clic e l’altro esistono persone in carne ed ossa che vanno tutelate”. Il sindacato sta lavorando sui temi dell’innovazione, aggiunge, “perché la si renda governabile e sostenibile per le persone che ci lavorano. A Milano con l’amministrazione comunale si è deciso che esiste un principio che deve rimanere sempre in vigore, cioè la qualità del lavoro, e quindi bisogna mettere in moto tutte le azioni che portano al miglioramento qualitativo del lavoro. Per molto tempo si è raccontato di un sindacato vecchio e non in grado di mettere in campo azioni di tutela adeguate: questa intanto è una risposta, ma deve essere chiaro che il ritardo è tutto politico sia europeo italiano. Questo è un lavoro: basta nascondersi, è il momento di scendere in strada e trovare le soluzioni che speriamo di trovare insieme a questi lavoratori”.
(mm)