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Il testo è la sintesi dell’articolo pubblicato nella sezione Tema del n. 1/2016 de la “Rivista delle Politiche Sociali” e scaricabile dagli abbonati nella versione integrale al link: http://www.ediesseonline.it/riviste/rps/le-citta-nella-crisi/tra-innovazione-e-nuova-rappresentanza-la-sfida. Qui invece il link alla rubrica dedicata alla stessa Rivista e ospitata su Rassegna
I temi del territorio, dello sviluppo locale e della tutela delle condizioni di vita dei lavoratori e dei cittadini sono da sempre al centro dell’azione del sindacato milanese. Tale attenzione si è tradotta nel tempo in varie esperienze e pratiche sindacali all’interno del contenitore della contrattazione territoriale. In questo contesto, negli anni della crisi e delle trasformazioni sociali, economiche e demografiche che l’hanno accompagnata, il sindacato milanese è stato protagonista di alcune esperienze che possono essere considerate innovative per: temi trattati, con riferimento alla capacità di leggere e agire su bisogni sempre più articolati e complessi; destinatari degli interventi; modalità d’azione, ossia le strategie messe in campo. In particolare ci si riferisce alle esperienze della Fondazione Welfare Ambrosiano; dell’Auto mutuo aiuto lavoro e dei Job Club; della nascita del coworking Worx; dei piani territoriali per la conciliazione e i laboratori di governance collaborativi.
La descrizione di alcune esperienze innovative
La Fondazione Welfare Ambrosiano, di cui Cgil, Cisl e Uil Milano sono soggetti fondatori, è attiva dal 2011 e nasce grazie alla disponibilità delle risorse che erano state accantonate già alla metà degli anni settanta, nell’ambito della contrattazione dei grandi gruppi. L’attività della Fondazione è rivolta primariamente a intervenire sulle zone grigie del welfare tradizionale, contrastando forme di disagio transitorie, originate da eventi particolari per i quali non esistono forme di protezione pubblica o privata già messe in essere. I progetti in corso riguardano: il credito solidale sociale, per le situazioni di temporanea difficoltà economica; il credito solidale d’impresa, per favorire progetti imprenditoriali; l’anticipazione della cassa integrazione guadagni, per far fronte alle numerose situazioni in cui l’erogazione arriva in ritardo; la mutualità sanitaria integrativa, con progetti riguardanti le prestazioni odontoiatriche di minori, la prevenzione oncologica per le donne e l’assistenza domiciliare per gli anziani; l’Agenzia sociale per la locazione per favorire l’affitto a canone concordato.
I gruppi di auto mutuo aiuto lavoro nascono dall’iniziativa della Camera del lavoro di Milano con lo scopo di affrontare il tema del disagio sociale e delle ricadute psico-sociali derivanti dalla perdita del posto di lavoro. Di fronte a questa problematica sempre più diffusa, l’idea maturata è stata quella di proporre alle persone disoccupate la creazione di spazi di confronto e di dialogo, nella forma di auto mutuo aiuto. Su queste basi il Comune di Milano e la Camera del lavoro hanno sottoscritto un protocollo di intesa volto a favorire l’attivazione di percorsi di auto mutuo aiuto per cittadini disoccupati, inoccupati e in cassa integrazione.
All’esperienza dell’auto mutuo aiuto, ancora oggi attiva, si è aggiunto e integrato il progetto del Job Club, anch’esso rivolto ai disoccupati e coordinato dal Comune di Milano. Il Job Club è un gruppo di persone disoccupate che si aiutano a vicenda a trovare lavoro. Obiettivo del progetto è quello di favorire lo sviluppo di un sistema integrato di orientamento e sostegno delle persone in cerca di lavoro tra enti pubblici e privati. La Cgil milanese ha aderito alla rete dei soggetti che partecipano a questo progetto e ha dato vita al Job Club in una delle Camere del lavoro della città. Il sindacato milanese ha provato anche a sperimentarsi sul tema dei nuovi lavori e degli spazi di coworking. In particolare, su iniziativa della Cgil, è nato lo spazio di coworking Worx. La scelta è stata dunque diventare spazio di condivisione nella città, mettendo a disposizione delle persone anche una serie di servizi e consulenze fiscali, amministrative e previdenziali.
In ultimo si descrivono due esperienze sviluppatesi nel territorio milanese, che si inseriscono in un percorso che vede un parziale e nuovo protagonismo dei Piani di zona (legge 328/2000). Il primo è quello dei Piani territoriali di conciliazione e welfare, con cui si sono create reti territoriali, coordinate dall’attore pubblico locale, con l’obiettivo di progettare percorsi e iniziative finanziate, rivolte a imprese e lavoratori, per favorire nel territorio la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il sindacato milanese è entrato a far parte di alcune reti territoriali, partecipando alla progettazione degli interventi, con anche il ruolo di favorire la connessione tra welfare aziendale e welfare territoriale. I laboratori di governance collaborativa, appena costituti in alcuni territori dell’area metropolitana milanese, rappresentano il tentativo di rilanciare, dopo anni di grandi difficoltà, la programmazione partecipata delle politiche del welfare. Il sindacato milanese, nella fattispecie la Camera del lavoro, ha aderito ai laboratori attinenti l’abitare, il lavoro e l’occupazione, il protagonismo giovanile, le famiglie, l’integrazione sociosanitaria.
Contrattazione territoriale: nuova frontiera della rappresentanza sin-dacale?
Le diverse esperienze descritte mostrano un’attenzione del sindacato ai bisogni e ai processi innescati dalla crisi e dalle trasformazioni economiche, sociali e demografiche in corso. Si può affermare che l’apertura di spazi di autonomia locale nella programmazione del welfare abbia aperto delle possibilità di innovazione delle politiche, soprattutto nel senso di una maggior capacità di relazione sinergica tra pubblica amministrazione e attori della società civile. In questi spazi il sindacato milanese ha svolto, negli anni della crisi, pezzi della sua azione collettiva territoriale. Nel quadro sopra descritto la contrattazione territoriale può essere una nuova frontiera di rappresentanza sindacale? Il sindacato può essere il soggetto collettivo che dà voce ai vecchi e nuovi bisogni del territorio? Per rispondere positivamente a questa domanda è necessario che il sindacato sia in grado di connettere diritti sul lavoro e diritti di cittadinanza, salario monetario e salario indiretto, contrattazione aziendale e contrattazione territoriale, welfare di lavoro e welfare universale, tutela individuale e tutela collettiva. Il luogo della ricomposizione non può che essere il territorio: è qui che si può realizzare un’attenta ed efficace lettura e analisi dei bisogni; è qui che si può raccogliere un solido ed esplicito mandato dei lavoratori e dei cittadini, è qui che si possono predisporre piattaforme sulle quali confrontarsi con tutti gli attori del territorio.
Sono questi gli elementi fondamentali per “contrattualizzare” e rappresentare i nuovi bisogni sociali. Si pensi al territorio metropolitano milanese: alle sue dimensioni, alla sua complessità, ai diversi contesti economici e sociali, alle diverse competenze che verranno ridefinite dalla Città Metropolitana. È più che mai necessaria una forte prossimità ai territori, alle persone e ai bisogni che queste esprimono. In tale ottica è da segnalare il progetto della Camera del lavoro di Milano per sperimentare nuovi percorsi che attengono al modello organizzativo e alla formazione in materia di contrattazione territoriale. L’obiettivo è ricomporre e innovare l’azione territoriale del sindacato attraverso una serie di progetti volti a: migliorare la lettura e l’analisi dei bisogni; favorire il coinvolgimento di tutta l’organizzazione nelle varie fasi della contrattazione; rafforzare il ruolo e le attività delle Camere del lavoro periferiche, come luoghi di ricomposizione dei bisogni e di proposta; aumentare le competenze all’interno del sindacato in modo da garantire una presenza qualificata ai tavoli di confronto e nella predisposizione delle piattaforme territoriali.
Massimo Bonini è il segretario generale della Camera del lavoro metropolitana di Milano; Ivan Lembo è della stessa struttura territoriale il responsabile per le politiche sociali